«Mi accusano ma non sono indagato»

PASSO INDIETRO «Mesi fa mi fu chiesto di restare per l’Aquila Ora che è arrivato il mio vice penso di potermene andare»

Onorevole Roberto Rosso. Appena insediato e già tirato in ballo nella «Call center connection».
«Visto che comitato di festosa accoglienza mi hanno fatto? Due paginate sulla Stampa. E non sono indagato».
Rischia di esserlo?
«No, guardi, sono sereno. La sola cosa che mi turba è che a fare gli interessi dei lavoratori si passi per collusi con la proprietà».
Lei è amico di Fabrizio Cazzago, l’imprenditore che ha creato Phonemedia e poi è diventato socio di Traverso, presunto autore della truffa da 34 milioni di euro a Stato e Ue.
«Sono amico di Cazzago e mi vanto di averlo convinto a spostare la sede da Pero a Trino Vercellese, dando lavoro a 400 persone».
Che sono rimaste senza lavoro quando Cazzago ha svenduto a Omega.
«Hanno imbrogliato loro e me. Avrebbero dovuto chiedere l’amministrazione straordinaria, invece di cedere a quella banda».
Lei però scrisse ai dipendenti rassicurandoli.
«Io portai la vertenza al governo e li informai sull’esito. Li consigliai di chiedere il commissariamento se non fossero stati pagati gli stipendi. E ora vengo dipinto come un disgraziato!».
Il fatto è che mentre Cazzago scaricava Phonemedia, creava con Traverso quattro società per passare alle energie alternative.
«E io che c’entro?».
C’era un suo uomo in una di quelle società.
«Macché “mio uomo”! Ernesto Gasparro è un mio amico d’infanzia, fa l’immobiliarista. È entrato col 10 per cento nella Pangea Biogas ad agosto, poi quando a ottobre Phonemedia è entrata in crisi e i dipendenti hanno reso pubblici i nomi dei soci di Cazzago, se n’è andato. Se un mio amico è socio di una società mai partita io che reato avrei commesso?».
Lei sapeva che Traverso era socio di Cazzago?
«L’ho scoperto dopo».
Lo ha mai conosciuto?
«L’ho visto una volta, è venuto a Torino con Cazzago per presentarmi il progetto sulle biomasse».
Perché a lei?
«Sono deputato in quella zona, è normale! Ne parlarono anche con l’assessore competente».
Ma non le è mai venuto alcun dubbio sulla gestione di Phonemedia?
«Ma perché scusi? Sembrava un’impresa sana, seria. I sindacati ne parlavano bene».
Ora parlano male di lei.
«Intanto grazie a me i lavoratori avranno la cassa integrazione in deroga a tempi record, siamo riusciti ad anticipare gli otto mesi previsti dall’Inps».
Ha detto un esponente Cisl alla Stampa che il call center di Phonemedia faceva campagna elettorale per lei: chiamavano la gente a casa.
«E io vorrei sapere quando, visto che la sede di Trino aprì nel 2005 e io l’ultima campagna qui l’ho fatta nel 1996».
Fra i suoi sponsor c’è il coordinatore nazionale Pdl Verdini. Ne ha parlato con lui?
«Fra i miei sponsor ci sono Verdini, Bondi, Lupi. Dovrei parlare con tutti? E di che cosa?».
E con Cota ne ha parlato? Questo potrebbe essere un colpo all’immagine della giunta.
«Mi ha chiesto se ho la coscienza a posto».
E lei?
«Ho detto: “Secondo te uno che ha rinunciato allo stipendio da avvocato e alla pensione forense per fare il parlamentare e ora rinuncia all’indennità e all’immunità parlamentare per fare l’assessore a meno di un terzo dello stipendio, lo farebbe se non fosse sereno?”».
Però lei da deputato non si è ancora dimesso.
«Sono tempi tecnici, dall’assunzione dell’incarico alle dimissioni ufficiali passano tre mesi. Certo, visto il clima una riflessione andrebbe fatta, c’è da pensarci 30 volte».
Resta a Roma?
«Resto in Piemonte a fare il vicepresidente. Mi scandalizzerebbe non poter fare il mestiere che ho scelto per colpa degli attacchi».
Sospetta polpette avvelenate?
«Non sospetto nulla.

Però, vede, io critico i vertici Fiat, dicendo che prima di Marchionne sono stati più prenditori che imprenditori. Poi annuncio la rivoluzione del mercato del lavoro. E il giornale della mia città mi fa questo sedere senza nemmeno un avviso di garanzia subito dopo il mio insediamento. Non vorrei aver calpestato troppi alluci».

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