«Mi candido» e la lady di ferro si commuove

Sabrina Cottone

Tutti in piedi a battere le mani alla candidata attesa per sette mesi. Elegante ma senza giacca, avvolta in un twin set glicine su gonna prugna (colore must dell’inverno), Letizia Moratti entra nella ex sala delle grida della Borsa, comincia a parlare ed è subito standing ovation. Lei, il ministro di ferro, si commuove fino alle lacrime, mette la testa tra le mani e lascia passare più di qualche istante prima di ricomporsi e riprendere a parlare: «Milano deve rinnovare il suo splendore. Una Milano ordinata e elegante, più bella, più sicura e più amica». E ancora «una città che valorizzi il patrimonio pubblico» e che saldi «la legalità a una sincera solidarietà verso anziani, disabili, giovani disadattati, immigrati». Una città consapevole del suo ruolo nel Paese: «Se Milano decide è anche una questione nazionale. Se riparte Milano, riparte l’Italia». Aggiunge: «Ci sono grandi realtà che vanno valorizzate, Milano può sognare un ruolo ancora più importante».
Un’iniezione di orgoglio meneghino, di milanesità, di «valori che permettono a ogni donna e ogni uomo, ovunque siano nati, di sentirsi milanesi». Lei, in ogni caso, milanese lo è anche per titoli anagrafici e lo proclama orgogliosa: «Sono nata e cresciuta in questa città, qui ho studiato, ho frequentato l’università, mi sono formata come moglie, donna e madre». E ancora: «Ho respirato e vissuto la cultura di questa città, il suo spessore culturale e morale». Fino alla promessa: «Devo molto a questa città e desidero ridare a Milano ciò che ho avuto da lei».
Il candidato sindaco guarda al futuro ma sottolinea anche i segnali di continuità: «Ringrazio i rappresentanti delle istituzioni, il presidente della Regione, Roberto Formigoni, e il sindaco, Gabriele Albertini, per la loro presenza e per il sostegno e l’appoggio che ho ricevuto in questi mesi». Un riconoscimento non solo formale: prima di salire i gradini di Palazzo Mezzanotte Letizia Moratti ha atteso l’arrivo di Formigoni. E dal palco ha elogiato i dieci anni di Albertini per aver creato le condizioni del salto in avanti: «Ha risanato l’amministrazione, riguadagnato il rapporto con i cittadini, restaurato la capacità ambrosiana del sapere fare».
Grande fair play nel confronto dell’avversario Bruno Ferrante, l’ex prefetto diventato candidato sindaco del centrosinistra: «Si deve rispettare chi ha fatto la stessa scelta dall’altra parte. Ognuno di noi saprà proporre il proprio programma alla città e toccherà ai cittadini scegliere». Saluta anche il presidente della Provincia, Filippo Penati, invitato e assente per impegni istituzionali: «Ma mi ha chiamato stamattina».
La neo candidata spiega quale sarà il suo percorso: per prima cosa settimane di ascolto dei cittadini, quindi dibattiti sulle soluzioni e infine la stesura condivisa del programma: «Fino ad allora aspetto suggerimenti, proposte, consigli, idee» annuncia. E non sembra una dichiarazione di intenti, perché lei ha già pronte 650mila lettere da spedire alle famiglie e intanto il sito www.letiziamoratti.it e il numero verde 800989994 consentono a ogni cittadino di dire la sua su qualsiasi via milanese. Il sito («tremilanovecento blog» annuncia fiera) si è «magicamente» attivato subito dopo il via alla candidatura, insieme con i poster che già tappezzano la città e la metropolitana e le pubblicità sui giornali in cui lo slogan «mettiamoci in Comune» accompagna l’immagine della Moratti accanto a una propiziatrice fascia tricolore.
«Non è stata una decisione facile» ammette, e ringrazia i figli, quelli che il marito Gianmarco Moratti ha avuto con lei e con la prima moglie, Lina Sotis, che seduti tutti insieme in prima fila la sostengono con i sorrisi. «Milano meritava e merita una decisione profonda prima della decisione». Lei è andata avanti nei colloqui, con la città e con i politici: «Ho concordato con i partiti una lista civica che servirà ad andare oltre». Confessa prima di entrare in sala: «È una grande responsabilità».

Alla fine si materializza un gruppo di studenti della Bocconi. Attimo di agitazione in sala, ma loro dichiarano subito intenzioni pacifiche: «Vorremmo fare una foto con la Moratti». La campagna elettorale è ufficialmente partita.

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