«Mi diverto a collezionare i confini della Terra»

Esiste la «sindrome del collezionista», contagia chi si avvicina alle stampe antiche, come quelle geografiche, e induce il «malato» alla ricerca continua di nuovi fogli da comprare, toccare, raccogliere. Roberto Borri, notaio di Pavia e autore di due libri molto particolari in materia, ne è affetto. Anzi, scherzosamente si definisce un feticista. «In effetti il collezionista ha caratteristiche un po’ maniacali. Per esempio, io cerco di non incorniciare le mie carte perché altrimenti non le posso più toccare, le tengo nei raccoglitori, così posso tastare la carta filigranata quando ne sento il bisogno».
Insomma, ben più di un hobby
«Ora, per fortuna, mi sono calmato. Ma fino a poco tempo fa tenevo i miei raccoglitori sotto il letto, per toccare le mappe se ne avevo voglia. Poi mia moglie me l’ha impedito e io ho capito che non si deve esagerare».
Lei non s’è mai preoccupato?
«A un certo punto sì. Qualche tempo fa, bastava che mi segnalassero una mappa in una qualsiasi città italiana e io partivo per andare a vedere o comprare. Ieri ho acquistato per mille euro una carta da gioco di otto centimetri per sei della fine del ‘700 che raffigurava una cartina geografica».
Finora, quante carte geografiche antiche ha acquistato?
«Quasi 800: 500 dell’Italia e 300 di Piemonte, Lombardia, Liguria».
Dove le ha scovate?
«Girando i mercatini d’antiquariato. Poi ho preso a frequentare librerie antiquarie a Torino, Verona, Milano, Roma».
Da quanto tempo coltiva questa passione?
«Sono vent’anni che raccolgo carte, 15 a un certo livello. Il mio gioiello è la carta d’Italia di Matteo Greuter, uno dei pochi esemplari esistenti. Possiedo anche la carta murale del Magini. Solo l’Istituto geografico militare la può esibire».
Lei ha scritto due libri molto originali («L’Italia nell’antica cartografia» e «L’Europa nell’antica cartografia»). Che cosa l’ha spinta a una ricerca così accurata?
«Sono sempre stato appassionato di geografia. Poi mi ha stregato il modello tolemaico dell’Italia che offriva l’immagine dello Stivale informe, sfilacciato e sghimbescio».
Qual è la mappa più costosa in assoluto?
«Ce ne sono diverse. Tra le altre spicca il mappamondo di Martin Waldseemuller contenente anche l’America, acquistata per circa 6-7 milioni di euro. Ma sono diversi gli atlanti che sono stati venduti intorno al milione di euro».
E i collezionisti più tenaci?
«Gli americani, specie di New York. Molti però non compaiono alle aste, per loro si presentano i commercianti delegati».
E tra gli italiani?
«Emilio Moreschi, imprenditore di Bergamo che rivaleggia con me alle aste. Ma non ci facciamo la lotta.

Facciamo testa o croce, chi vince acquista».
Comprare una mappa antica può essere un investimento?
«Per le carte di estrema rarità bisogna fare un sacrifico economico ma nel giro di dieci anni triplicano di valore».

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