Bene. Alonso ha vinto il primo dei due Gran premi di Abu Dhabi che valgono il titolo mondiale. Quello di ieri, delle qualifiche. Quello in cui doveva tenere dietro Webber e lha tenuto dietro, terzo lui e quinto laustrale. Quello in cui non doveva perdere di vista Vettel in pole ma neppure averlo addosso e infatti gli sta comunque vicino, separato solo da Hamilton. Quello in cui doveva evitare guai e gli ha evitati, persino domati a giudicare dalla freddezza con cui ha addirittura rallentato nel giro di lancio per lultimo tentativo pur di allontanare da sé Rosberg e il traffico che aveva innanzi (bandiera del fine qualifica evitata per 4).
Bene. E oggi si ricomincia, secondo Gran premio di Abu Dhabi, corsa che ci dirà se la truppa rampante di capitan Domenicali sarà riuscita a riportare in Italia il titolo più importante. Con due certezze, però. La prima: dietro la pole numero 15 della Red Bull firmata dal tedeschino cè lulteriore e ultima riprova di quanto la monoposto angloaustriaca sia furbetta (il nostro Benzing lha dimostrato percentuali alla mano, ndr) e sia superiore alla concorrenza; la seconda: il binomio italospagnolo funziona a meraviglia. Perché il terzo tempo di Fernando dietro a Vettel ed Hamilton, ma ben davanti a Webber, regala alla Rossa un ampio ventaglio di strategie, compresa quella congelante: nel senso di posizioni, visto che se finisse così, a posizioni immutate, sarebbero campioni.
Non a caso, a caldo, Alonso spiega: «È stata dura, però venerdì avevamo fatto un gran lavoro di set up e i risultati si sono visti. Ora diciamo che sono nella stessa situazione di giovedì (per la verità, un filino meglio, ndr): cioè, conosco i miei rivali e siamo in quattro a lottare. E poi pensate ai problemi tecnici delle Red Bull in Corea... Questo per dire che in gara tutto può accadere. Per cui, adesso, devo solo pensare a concludere la corsa senza avere inconvenienti e però... - unica concessione - è vero, so di essere in una posizione molto forte... mi serve solo un altro giorno perfetto». A freddo aggiungerà: «La partenza? Prima vedo come vanno i dieci o venti metri iniziali e poi valuterò se sarà il caso di provare ad attaccare oppure difendermi. Dobbiamo tenere a mente che il mondiale non lo si vince certo alla prima curva ma lo si può perdere...».
Lo sa bene Vettel che in prima fila accanto a Hamilton è consapevole di dover tirare dritto come un ossesso ed evitare di incrociarsi con linglese che non ha nulla da perdere e lo va dicendo ai quattro venti: «Mai stato così rilassato - ripete Lewis -, mai stato così bene in un finale mondiale in cui ero ancora in corsa... Nel 2007 e 2008 avevo addosso un carico di pressione enorme, qui no, qui devo solo pensare a divertirmi...». Vettel ascolta e sorride ma solo fino ad un certo punto: «Vediamo, intanto mi metto in tasca la decima pole stagionale e affianco nella storia gente come Schumacher e Senna... incredibile! Poi, quanto a diventare il più giovane campione del mondo, ce la metterò tutta... parto dalla posizione migliore per provarci».
Se non altro, almeno per il momento, si è tolto di dosso il peso di dover valutare se e come aiutare il compagno messo meglio in classifica. Webber è infatti una maschera di sofferenza perché sa di aver quasi gettato alle ortiche una grande occasione. «Sono deluso» dice «però non è ancora detta lultima parola». Quanto a parole, da registrare che finalmente luomo di San Paolo ha detto sì.
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