«La mia arma segreta? Non pensare troppo»

Sono una ragazza fragile: non do niente per scontato e questo mi aiuta a non sottovalutare mai le mie avversarie

Valentina Vezzali, cominciamo da dove ha chiuso ieri: ancora convinta di voler essere la portabandiera azzurra a Londra 2016?
«Sicuro: sarebbe bellissimo chiudere la carriera sfilando davanti a tutta la delegazione».
Anche di fronte a quel tabù che vuole il portabandiera faticare poi in gara?
«È la stessa identica cosa che mi ha detto mio marito: ma sono convinta che i tabù esistano per essere sfatati...».
Mai pensato allora, di smettere ora, da vincente?
«Assolutamente no: dirò basta, solamente quando avrò raggiunto gli obiettivi che mi sono prefissata».
L’oro a squadre è uno di quelli?
«Sul podio, io e Margherita Granbassi, ci siamo ripromesse di vincere di nuovo. Vogliamo tornare a casa con un’altra medaglia, vogliamo vincere con Giovanna Trillini che è rimasta fuori dal podio».
In finale contro la coreana, ha mai pensato di non farcela?
«Se avessi pensato troppo avrei perso di sicuro. Invece quando metto la maschera, tutto diventa facile e con naturalezza riesco a ripetere tutti i movimenti studiati in allenamento».
Quanto ha contato la sua esperienza in questa vittoria?
«Tantissimo, anche se l’esperienza, e la saggezza che ne consegue, possono diventare un’arma a doppio taglio: quando si è giovani, si è più incoscienti e si tende a rischiare un po’ di più. E spesso, quando si osa si vince anche...».
Ma allora qual è il suo segreto?
«Quotidianità e costanza nei miei allenamenti. E per concentrarmi, a volte canto».
E fuori dalla pedana, che persona è Valentina Vezzali?
«Una persona molto fragile. Ma è forse questa fragilità che mi ha permesso di fare incetta di vittorie: spesso sopravvaluto le mie avversarie non e dò mai nulla per scontato».
Giovanna Trillini smetterà dopo Pechino.

Già individuato la sua erede?
«Il fioretto è ormai nel Dna della nostra nazione: la scuola fa scuola e ci sono tantissime giovani che stanno crescendo bene».
Un nome...
«Devo proprio?».
Deve, deve...
«Allora dico, Sara Errigo, un talento naturale».

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