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«Mia nipote ora è in cielo E a Beppino non resta nulla»

«Mi spiace se non vengo giù, ma ho 39 di febbre, e oggi mi sento tutta con le ossa peste». Lei che si affaccia alla finestra del primo piano, io che le parlo con lo sguardo all’insù, e, di conseguenza, ho il mio bel daffare per schivare i fiocchi di una neve che si sta facendo sempre più insistente. Non è un gran giorno, il giorno dopo la morte di Eluana, per sua zia, la signora Gemma Englaro, 77 anni, di cui dodici trascorsi in piena solitudine, dopo la morte del marito Attivo Moro, qui a Priola, frazione di Sutrio, nella Carnia più rigida e austera. «Ero appena andata a letto, saranno state le otto e mezza l’altra sera quando mi ha telefonato mia cognata per dirmi che l’Eluana era morta. Mi son tirata su e ho acceso anch’io la tv. Ho cominciato a piangere. A piangere. Poi ho telefonato ai miei due fratelli che stanno in Lussemburgo, il Gianni e il Luigi, gli ho detto che Elu se ne era andata per sempre. Sono rimasti lì. Senza parole. Io che non sapevo cosa aggiungere di più e loro zitti. Soltanto zitti...».
Ha telefonato anche a suo fratello Beppino?
«No, come le dicevo l’altra volta, non ci sentiamo più. Da quando gli ho detto che doveva lasciare in pace Eluana, lasciarla morire quando il buon Dio voleva, mi ha proibito di telefonargli e io non l’ho fatto neanche questa volta. Se gli farà piacere sentirmi io sono qui. Sono la sorella maggiore. Ho fatto un po’ da mamma a lui e agli altri fratelli. Sul passato io ci metto una pietra sopra, non mi importa se l’abbiamo sempre pensata diversamente su come doveva finire questa storia...».
Come si sente, signora Gemma, adesso che è tutto davvero finito, nel peggiore dei modi?
«Sento che l’unica persona che sta in pace e che starà in pace lassù, è soltanto la nostra Eluana. Ha sofferto, ha sofferto fino all’ultimo istante della vita, ma almeno adesso sta in pace. Almeno adesso la lasceranno in pace».
Lei, però, che l’aveva vista crescere qui, non avrebbe mai voluto vederla morire così...
«No, certo che no. Chi ce lo dice a noi, che quella era davvero la volontà di Eluana? Io ho sempre sperato in un miracolo. Ero convinta che quella legge che volevano fare per lei arrivasse in tempo...».
E suo fratello Beppino, come pensa che si senta adesso, che cosa vorrebbe dirgli?
«Starà male, starà sempre peggio, Beppino. E forse non sopravviverà a lungo a questo dolore adesso che è senza la sua battaglia personale per Eluana, non gli rimane più niente in cui credere. Adesso che non ci saranno più avvocati, medici e notai tra lui e sua figlia. Ha deciso così, ha sempre voluto andare avanti così. Io che cosa potevo dirgli se non cercare di fargli cambiare idea. Adesso però è finita. Finita per l’Eluana ma finita anche per lui, prima o poi se ne renderà conto».
Signora Gemma, dica la verità, pensa che ci sia qualcosa di poco chiaro nella morte di Eluana?
«Ho sentito al telegiornale che parlano di indagini e di autopsia. Non voglio pensare, non voglio nemmeno pensare che come dice qualcuno che la morte di Eluana sia stata accelerata da qualcosa o da qualcuno. Mi fa paura soltanto l’idea. Ma oggi mi sento strana, sarà il dispiacere o saranno i brividi della ossa. Sa, quando uno non sta bene vede tutto strano, voglio pensarci su qualche giorno, fra me e me».
Accompagnerà sua nipote al cimitero, ci sarà qualcosa di simile ad un funerale, qui a Paluzza?
«Non lo so, se starò meglio ci andrò. Anche se non so, non posso sapere come la prenderà Beppino in quel caso. Gli altri miei due fratelli resteranno in Lussemburgo e almeno io vorrei essergli vicino».
C’è la cappellina dei reduci, proprio al bivio che da Priola porta giù a Paluzza. Dentro c’è la foto di Papa Wojtyla e la statuetta di una Madonnina vestita di bianco, vestita da sposa. Qualcuno, dalla chiesetta dell’Immacolata ha portato un lumino che adesso fa una fiamma così alta che sembra scaldare quella cappellina. C’è un biglietto ai piedi di quella Madonnina vestita da sposa: «A ti someè, Elu».

Ti somiglia, Eluana.
GVil

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