La mia odissea per l’Ecopass

Uno dei motivi per il quale non vorremmo mai smettere di lavorare a Milano è la proverbiale efficienza lombarda che caratterizza la città, oltre all’onestà intellettuale del suo sindaco il quale - il 2 gennaio, mattino presto - proclama che «le prime ore dall’introduzione del ticket danno un risultato molto positivo». A Milano, per inciso, il 2 dell’anno - oltre al sindaco - lavorano solo i giornalisti.
L’efficienza milanese è una tale garanzia che, da buoni giornalisti, abbiamo deciso di rimandare al limite estremo l’attivazione dell’Ecopass. Le tasse, per statuto, si pagano l’ultimo giorno. Quello che abbiamo fatto. Da buoni giornalisti siamo tiratardi, ma ostinati di quell’ostinazione proverbialmente lombarda. «Gratta e passa» ci hanno detto. Pensavamo di metterci un minuto. Abbiamo impiegato una notte, quella dell’eco-vigilia.
Leggendo nei giorni scorsi i pezzi di uno dei massimi esperti mondiali di Ecopass, l’ottimo collega Giannino della Frattina, avevamo capito che la famigerata espressione «Gratta e passa», pur contemplando appena due verbi, comportava una decina di azioni: informarsi sul grado inquinante del veicolo, valutare la categoria di appartenenza, decidere il tesserino da usare (singolo, multiplo, mensile, a vita), acquistarlo, leggere le istruzioni, scegliere l’opzione, attivare l’Ecopass. E aspettare una risposta.
Le prime fasi dell’operazione le abbiamo brillantemente superate in un’oretta. L’attivazione è durata dal tramonto all’alba, come in un film di Tarantino. Già nel pomeriggio del 1° gennaio il sito del Comune era intasato, come speravamo accadesse anche alla circolazione stradale il giorno dell’inaugurazione. Il numero verde, attivo da lunedì a sabato, dalle 7 alle 20, è rimasto inagibile dalle 7 alle 20, da lunedì a sabato, come da facili previsioni. Ed è quindi rimasta, unica strada praticabile per entrare in città, quella di un Sms al numero del Comune, attivo - recita il ticket - «24 ore su 24». Ottima soluzione, per un giornalista. Eccellente per un giornalista ostinato che ha un figlio di 40 giorni che si sveglia ogni due ore. Vissuta come una personalissima sfida con i potenti mezzi informatici dell’amministrazione comunale, la richiesta di attivazione via Sms ha scandito la nostra notte tra il 1° e il 2 di gennaio, come un secondo Capodanno. Con scadenza rapportata alle poppate del pupo, dalle ore 22 alle ore 7.00, ai limiti dell’ora X, abbiamo diligentemente per quanto sempre più nervosamente inviato il codice pin dell’Ecopass e targa dell’auto al numero messo dal Comune, attendendo il messaggio di conferma. «Rispondi, Letizia!». Ma la sciagurata non rispose. Nella memoria del cellulare, in una notte brava, abbiamo accumulato decine di messaggi di «Servizio non disponibile». Come la nostra fiducia nella proverbiale efficienza lombarda.
Poi a risolvere la situazione è stato il fattore umano. Alle 9.53, abbondantemente ormai oltre la soglia dei Bastioni di Orione, dopo quelle due-trecento telefonate di prova e quei sei-settecento minuti di attesa, siamo riusciti a parlare con un gentile addetto del Comune, Giorgio.

Ci ha confermato l’attivazione e - bontà sua - ci ha detto «Grazie». Abbiamo risposto, manzonianamente, con un magro «Si figuri». Tutto sommato, per 2,5 euro al giorno, è una soddisfazione inquinare Milano.
Luigi Mascheroni

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