Gli italiani, immedicabili esterofili, di solito si sputano in faccia. Tutti fanno le cose meglio di loro, sebbene fuori dello Stivale essi risultino i migliori fichi del bigoncio. Ma chi incarna, ora, un idolo dell'area germanofona, qual è l'imperatrice Elisabetta di Wittelsbach, leggendaria figura femminile della storia moderna (altro che Lady D!), capace di tenere in pugno l'impero austroungarico, detestando gli agi di corte e le disparità sociali? Se parliamo di Sissi, pensiamo a Romy Schneider, la stupenda attrice viennese, che negli anni Cinquanta rese l'Imperatrice d'Austria, la regina Apostolica d'Ungheria e Regina di Boemia e di Croazia una romantica ragazza della porta accanto, in corsetto imperialregio. Ebbene, è la romana Cristiana Capotondi la nuova Sissi, che ha sostituito «quel baccalà nel segno del mito nazionale», stucchevole nei «vecchi polpettoni di Ernst Marischka» (così Der Spiegel), soprattutto quando chiamava il padre «Pappili», versandogli il tè. Non c'è solo lo Spiegel a lodare la «Sisi» capitolina (in Germania e in Austria la serie tv è uscita con una sola «s»), che è piaciuta ai telespettatori dell'emittente tedesca Zdf e di quella austriaca Orf. Critiche positive hanno accompagnato, a Natale, il film storico di Xaver Schwarzenberger, coproduzione da 11 milioni di euro di Sunset Austria, Eos Entertainment e Publispei (Carlo Bixio), presentata all'Orangerie di Schoenbrunn. Questo Heimat film dal cast internazionale (Kaiser Franz è lo Scamarcio tedesco David Rott; la bavarese Martina Gedeck de Le vite degli altri, fa la madre di Sissi) è un kolossal parecchio made in Italy: il soggetto è di Ivan Cotroneo e Monica Rametta, con Cristiane Sadlo; la musica è di Pino Donaggio e tricolori sono costumi, trucchi e parrucchi. A fine febbraio Sissi approderà su Rai Uno, ma intanto, oltre le Alpi, Cristiana ha scaldato il cuore a un bel po di gente.
Cristiana Capotondi, davvero ha la e-mail intasata dai fan germanofoni della sua Sissi?
«Incredibile, ma vero. Mi ha scritto un pubblico trasversale. Soprattutto bambini ospedalizzati, che a Natale hanno apprezzato il film, con i genitori. E poi anziani, che non rimpiangono la vecchia Sissi, anzi. E giovani, che riscoprono un mito. E pensare che, da piccola, amavo i film di Sissi. La Schneider, soprattutto nel suo periodo francese, è una delle mie attrici preferite».
Confrontarsi con Romy Schneider: è stata dura?
«Fermo restando che la adoro, ho pensato soltanto a costruire un personaggio complesso. Non è stato facile gestire un set in lingua tedesca. Pareva Babilonia: io recitavo in italiano, la Gedeck in tedesco, il regista è austriaco... Ma ho interpretato un personaggio, che ha molti punti di contatto con le donne di oggi».
Per esempio?
«L'invidia femminile. Quando hai tutto, bellezza, ricchezza, potere, è facile che tu stia antipatica. Siccome Sissi viene prescelta dal marito, che la preferisce a sua sorella, ecco scattare le molle della rivalità tra donne. Sissi fa invidia. Però l'infelicità del suo destino, la rende simpatica. E più vicina al cuore delle donne: difficile provare affetto per chi è baciato dalla fortuna».
In che cosa la sua Sissi si diversifica dal personaggio, interpretato dalla Schneider?
«Niente passeggiate ecologiche nei boschi, torte o tè delle cinque. La mia eroina è più una politica moderna, che aspira alla riunificazione del suo impero. Ho letto L'album di Sissi di Brigitte Hamann, la sua maggiore biografa, cercando di rendere la mia interpretazione personale, altra».
Odio e invidia per Sissi: pare un pezzo di politica attuale...
«Non penso alla politica. Personalmente, cerco di schivare. Se ognuno, nel suo piccolo, pensasse che non è giusto invidiare chi ha di più, saremmo a buon punto».
Le difficoltà, su un set così articolato?
«La mancanza di scepsi, da parte dei tedeschi. Ma, poi, noi italiani abbiamo rotto il ghiaccio, dicendo che, in fin dei conti, avevamo vinto la Coppa del Mondo a Berlino...
Lo «Spiegel» scrive che bisogna mostrare «Sissi» a scuola, per il suo valore pedagogico. Condivide?
«Sì, nella misura in cui la nuova Sissi, eroina moderna, emancipata e attiva, che non rinuncia alle scollature, si occupa di politica. Ma per il bene del suo Paese».
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