Milano - Micaela è bulimica. No, tranquilli, non s’ingozza a chili di hot dog and chips. Lei, 17enne, ha solo voglia di votare per la prima volta, dopo aver speso due anni di liceo in assemblee e cortei. E lo fa per tre volte: tre voti in tre seggi spalmati su due quartieri popolari. Perché si presta a questo giochino? «La vittoria di Walter è scontata, troppo scontata. Il meccanismo delle liste bloccate è infernale. E, allora, a che serve la partecipazione?» esclama. Difficile dar torto a una 17enne che aspettava quest’occasione, il Pd, per recarsi a un seggio e tradurre il suo impegno politico in quell’«I care» che porta stampato sulla maglietta. Già, Micaela muore dalla voglia di partecipare. E lo ripete rileggendo lo slogan delle primarie, «sono democratica perciò decido io». Replay di un leit motiv che fa tanta democrazia diretta.
Difficile sottrarsi alla tentazione per Micaela che, ieri, si è fatta un po’ prendere la mano e a fine giornata di voti ne ha dati tre. A chi? Be’, «il voto è segreto o no? Massì, ho votato Walter e pure Gad». Mix tra democrats e salottieri che va tanto di moda. Inutile spiegarle differenze, specificità perché, alla fine, tutto si tiene e, comunque, a lei non gliene frega più di tanto. «Quello che conta è votare» dice. E, allora, seguiamo Micaela nel suo tour tra i seggi milanesi, dove per la cronaca il 10 per cento delle schede a favore di Veltroni sono state annullate per errori nella compilazione.
Prima tappa al numero 140 di viale Monza, dove ha sede il circolo familiare di unità proletaria. Luogo cult della sinistra da salotto, in quei locali al sabato si balla e si sballa e, poi, sotto c’è lo storico cabaret Zelig. Come dire: qui ci passano Vittorio Gregotti e Afef, Moni Ovadia e Barbara Pollastrini in Modiano ma pure Filippo Penati. Ore undici e cinquanta. Far coda è anche una festa, «al voto come a un corteo» sbotta Micaela dopo dieci minuti di fila. Le operazioni vanno a rilento, «please, carta d’identità e certificato elettorale» ripete lo scrutatore con l’Unità a fianco del registro.
Al suo turno, la nostra complice esibisce solo la carta d’identità e un sorriso che è un piacere. È contraccambiato con due schede: quell’azzurra e quella grigia. Un clic immortala il suo primo voto, «ue’, il bianco del giubbino non “sfora”?». Ride di gusto anche lo scrutatore, che osserva «chissà se il primo voto è come il primo amore?». Micaela risponde con il secondo (di voto). Sessanta minuti dopo è in via Ponte Nuovo, sezione ds «Venturini-Di Vittorio», che sta a metà tra Fantozzi e la corazzata Potemkin. Davanti a Micaela ci sono solo tre-elettori-tre. Dieci minuti e, oplà, altre due schede e altri due voti. Stavolta non ha avuto timore di sbagliare, «ormai so dove mettere la crocetta giusta». Ma c’è un «ma» grande grande: «Esclusi Walter e Gad, non conosco gli altri loro compagni di cordata. Non vorrei trovarmi come allo stadio dove piango questo centrocampo dell’Inter che filtra poco». Traduzione: «Speriamo di azzeccarla, perché questa squadra, com’è è incomprensibile».
Che aggiungere? C’è anche la telefonata al moroso che è amico di uno «importante» dei Ds. Uno che, ironizza Micaela, è sempre enfatico sui ggiovani e che si è fatto una carriera con lo slogan «da Prada a Praga». Fatti suoi, commenta il fotografo. Che suggerisce come terzo voto il Dopolavoro ferroviario al 106 di via Sammartini. Anche qui, oramai, Micaela va sul sicuro. Carta d’identità e in cambio due schede. Altri due voti, sempre gli stessi. Un gioco da ragazzi, potrebbe continuare all’infinito.
Ma Micaela ha fretta, c’è il fiancé che l’aspetta a due passi dal quartier generale Ds in via Fortezza. Ah, dimenticavamo, lui è uno che conta per i ggiovani Ds. Lei, invece, lo vorrebbe solo per sé. E di queste primarie non ne può davvero più. Un po’ di comprensione, «I care».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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