Antonio Lodetti
È un giovanotto robusto, pacioccone, dalla faccia pulita. I suoi esordi di cantante hanno sollevato parecchie ironie; lo definivano un Frank Sinatra o un Dean Martin di ritorno, unimitazione fuori dal tempo. Poi Michael Bublé ha cominciato a fare sul serio, a darci dentro col fraseggio fine, ora potente ora vellutato, a dare del tu allo swing. Così a trentanni ha venduto più di tre milioni di copie del suo album desordio e ora è una stella di prima grandezza di quello che viene chiamato il nuovo swing (anche se qualcuno lo tira per la giacchetta verso il calderone del pop e altri lo inseriscono di diritto nel mondo del jazz).
Intanto Bublé trionfa anche in Italia; i suoi concerti nel nostro Paese (a Roma ha duettato con Laura Pausini in Youll Never Find Another Love Like Mine) sono accolti da un pubblico che lo coccola e lo accoglie come una superstar. Scene che si ripeteranno con puntualità domani sera al Forum per il debutto milanese - e contemporaneamente la chiusura della tournée - dellartista italocanadese. In questi giorni è uscito il suo nuovo cd-dvd, Caught In the Act (cronaca di un suo concerto a Los Angeles) con cui prosegue la sua inarrestabile scalata al successo, emulando il re Mida del pop jazz di facile ascolto Harry Connick Jr, lasciandosi alle spalle il fascinoso Peter Cincotti o linglesino tutto pepe Jamie Cullum.
Il buon Michael, senza prendersi troppo sul serio, raccoglie i frutti della diffusa passione per la musica popolare americana sofisticata e swingante, quella dei crooner che lega le immortali canzoni di Cole Porter alle favolose voci di Frank Sinatra e Nat King Cole. Naturalmente con deviazioni sui territori della ballata blues di Van Morrison (ha fatto scoprire ai giovanissimi la Moondance del grande irlandese in versione swing) e sul pop rock citando ora i Queen, ora James Taylor (in concerto gioca con Crazy Little Thing Called Love, e How Sweet It Is). «Interpretare i classici come facevano Sinatra, Nat Cole o anche Elvis è unarte», sottolinea lui sornione. Ormai il suo nome e le sue interpretazioni sono il marchio di fabbrica di una musica sofisticata ed elegante fatta di melodie raffinate e di ritmo. Dice di essere nato con lo swing nellanima e, non a caso, i suoi idoli sono Benny Goodman, Glen Miller e Paul Anka, che lo ha scoperto ed è produttore esecutivo del suo primo cd (Paul Anka tra laltro è rientrato alla grande con Rock Swings, lalbum in cui riarrangia in versione swing alcuni classici del rock anni Novanta). Al primo posto, manco a dirlo, mette Sinatra («nella versione giovane, quello che cantava nellorchestra di Tommy Dorsey», sottolinea lui).
Così naturalmente i pezzi forti dello show saranno brani come Ive Got You Under My Skin di Cole Porter, Try A Little Tenderness, Crazy Little Thing, lomaggio a Charlie Chaplin Smile ma anche You Dont know Me omaggio a Ray Charles e limmancabile Moondance, ormai un must.
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