Politica

Michele fa i capricci scatena la rissa e insulta il suo capo

RomaMichele Santoro, in versione martire Sant’Oro, a differenza del trafitto San Sebastiano le frecce le tira. A destra e a manca: colpisce il direttore dell’Authority Corrado Calabrò, quello della Rai Mauro Masi, quello di Raidue Massimo Liofredi ma anche Peppino Caldarola, Bruno Vespa e, sai che notizia, Berlusconi. La sala del palazzo di Viale Mazzini che ospita la conferenza stampa di presentazione di Annozero diventa così un campo di arcieri o, meglio, una corrida. Dove la parte del toro la fa Liofredi. Lui, solo contro tutti.
C’è Sant’Oro e la sua squadra al completo: Sandro Ruotolo, Corrado Formigli, Vauro Senesi, la sostituta di Margherita Granbassi, Giulia Innocenzi, e Marco Travaglio. Ma ci sono pure i consiglieri d’amministrazione Rai in quota opposizione Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten e il senatore ex PotOp, il girotondino Francesco Pancho Pardi. E poi c’è un pubblico assetato di sangue che vuole vedere infilzato per bene il capostruttura di mamma Rai, reo di rappresentare il «bavaglio» berlusconiano.
Al torero Michele prudono le mani, vuole la rissa. E rissa sia. Il matador sventola subito il drappo rosso: «Marco, vieni qui accanto a noi. Dico subito che per noi Travaglio è un elemento irrinunciabile, ir-ri-nun-cia-bi-le. Marco ci sarà. Con contratto o senza, a piedi o in bici, ma ci sarà».
Annozero partirà come previsto domani sera. Titolo della puntata, dedicata al tema della libertà di stampa ma con presumibili incursioni gossipare: «Farabutti». Ciò che di fatto urla a brutto muso il martire Michele ai suoi datori di lavoro. Sant’Oro lamenta il ritardo della firma dei contratti, i «bastoni nelle ruote alla mia troupe», il travaglio su Travaglio. Il quale, per aver spennato il presidente del Senato Schifani in una puntata di «Che tempo che fa...», dandogli del mafioso, aveva fatto recapitare a viale Mazzini una multa salatissima (Sanzione sospesa per via di un ricorso al Tar, ndr). Authority in campo e minaccia che, in caso di «colpa grave» le multe alla Rai possono arrivare fino al tre per cento del fatturato aziendale. In soldoni: 90mila euro, mica bruscolini. Contratto di Travaglio in freezer, quindi. Fino ad oggi, in attesa di un incontro tra Masi e Calabrò.
Ma Sant’Oro è furioso e attacca a testa bassa: «L’Authority non può avere un potere di censura preventiva», schiuma di rabbia. «C’è un attacco alle trasmissioni del servizio pubblico, il confine del proibito s’è allargato e se facessi oggi le trasmissioni che facevo negli anni ’90 sarei considerato un dinamitardo». Si lamenta e ringhia come un pittbull: «Che senso ha che per la Rai programmi come Annozero e Report siano oggetto di discussioni? Così la Rai rischia di far la fine di Alitalia. Devo pensare che sta tornando dal passato una figura come Licio Gelli che vuole la distruzione del servizio pubblico».
Il toro Liofredi prova a rispondere: «Annozero è importante, ne condivido la parte editoriale ma, certo, personalmente ho un’altra idea del confronto politico a 360 gradi. Non mi piace la televisione che è contro, mi piace la televisione che è un confronto. Tutto qui. Finora il sostegno alla trasmissione non è mancato, anche sul fronte degli operatori, sebbene Santoro preferisca lavorare coi suoi». Il torero lo infilza con una rabbia ferina: «Falso! Bugiardo! Due mesi fa, quando non eri direttore e nessuno piangeva, emerse che le risorse interne non erano a disposizione. E querelami se vuoi, ma non ti conviene». Liofredi è drammaticamente solo nell’arena ma prova a difendersi: «Nessuna querela, ma quel che conta è che il programma sia pronto per partire». Sant’Oro è una belva: «Ci ospitate come dei profughi, magari ci rimandate in Libia...». Ridacchia Rizzo Nervo, ghigna Pancho Pardi. Il toro Liofredi si batte come un leone: «Io non sto “sopportando” la trasmissione, la sto “supportando”. Poi, è il mio gusto personale, penso che un programma politico in tv debba essere diverso». Il torero finto-vittima è spietato: «Veniamo trattati come wanted. In questo Paese ci sono dei vigilati speciali: lo sono io e lo è Marco Travaglio».
Ne ha per tutti il perseguitato-carnefice: «Se inviterò Berlusconi? Certo che lo invito, lo accogliamo coi tappeti rossi. E si porti pure Vespa, se vuole. Certo, faremmo una trasmissione un po’ più vivace del Porta a Porta dell’altra sera». Ma non è finita qui. L’ultima lama al curaro è per Peppino Caldarola, definito «un miserabile che scrive sul Riformista e sul Giornale» per aver scritto (sul Riformista, ndr) che «siccome questo mondo giustizialista, di cui fa parte Travaglio, è antropofago, prima o poi (Travaglio e Santoro) si scanneranno».

Olè.

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