GenovaE poi li chiamano bestie. Quelli che credono che i sentimenti siano prerogativa del genere umano dovranno ricredersi leggendo la storia di Lancillotto e Ginevra, due gatti randagi dei vicoli di Genova: lui, separato da lei, attraversa mezza città per ritrovarla, riuscendo miracolosamente (e grazie a un formidabile istinto) a non finire schiacciato sotto le ruote di moto, autobus o macchine. E arrivando, dopo aver percorso chilometri, fino al centro veterinario dove la sua amica è ricoverata.
Il racconto arriva dai volontari dellEnpa, che hanno ricostruito lincredibile vicenda. Che ha inizio circa un mese fa in una colonia felina del quartiere di Rivarolo, sulle alture cittadine, quando una «gattara» si accorge che una micia del gruppo si è ammalata e necessita di urgenti cure. La volontaria preleva dunque la gatta tigrata e la porta fino alla struttura gestita dalla protezione animali a Bolzaneto, delegazione più a nord in cima a una delle due vallate genovesi. Non si accorge che due occhi vigili la stanno scrutando: quelli di Lancillotto, gattone dal manto fulvo, amico inseparabile che si vede «rapire» lamata sotto i baffi.
Passa il tempo: tre settimane per lesattezza. E un bel giorno fuori dal giardino del centro di Bolzaneto, spunta un gatto rosso. Non gli interessa granché mangiare, le volontarie cercano di capire come mai sia lì, forse - pensano - è stato abbandonato da qualcuno in zona. Lui sembra incantato a guardare la porta. La fissa instancabile. Poi, un bel giorno, la volontaria che si era presa cura di Ginevra arriva al centro e le si accende una lampadina. «Non sarà mica quel gatto che stava sempre insieme a Ginevra?», le viene in mente. Non resta che provare ad aprirgli. È un attimo: Ginevra, che nel frattempo ha ripreso le forze scatta fuori incontro allamico e fra i due è tutto un fare le fusa.
I volontari si guardano e qualche occhio si inumidisce: Lancillotto ha fatto quattro chilometri per raggiungere Ginevra e lha trovata.
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