Fieri di essere nostalgici se la nostalgia ha i suoni della chitarra di Mick Taylor. Questo il (tacito) pensiero del pubblico (rigorosamente over anta) domenica sera allAlcatraz di Milano per lunico show italiano dellex Rolling Stone. «Se nè andato dai Rolling perché è troppo bravo», dice qualcuno che se ne intende. E in effetti Taylor - predicatore profano che unisce le dinamiche del blues rurale con il rock - scatena la sua chitarra in assolo torrenziali (spesso svisando con lo «slide»), caldi, eloquenti e mai fini a se stessi, guida la giovane band alle fonti di un suono antico e al tempo stesso fuori del tempo. Un suono eccitante che non può e non vuole essere nuovo ma non è mai sorpassato.
Cita il suo antico maestro John Mayall (andateveli a riascoltare insieme in cd appena ristampati come Bare Wires) in Fed Un With the Blues e le radici nella galoppante Catfish Blues (con il dialogo a sorpresa con larmonica di Sugar Blue)con una insolita tensione rude e romantica che alcuni eroi doggidì possono solo invidiare.Mick Taylor, lex Rolling Stone dà ancora lezione di stile
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