Non era difficile immaginare che il ritrovamento della microspia nellaula 1 della facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza, lo scorso 22 aprile, avrebbe avuto delle conseguenze. Anche se forse non ce nera motivo, visto che pare si trattasse di una telecamera spenta. I fatti sono questi. Circa un mese fa alcuni studenti hanno rinvenuto, allinterno di una scatola della corrente elettrica, una microspia. Ovviamente si è scatenata la bagarre, con i «Collettivi» a lanciare accuse contro il preside della facoltà, Mario Morcellini. Cè da aggiungere che laula 1, in precedenza occupata dagli studenti, è unaula co-gestita dalla facoltà e dagli stessi studenti. A una settimana dallepisodio si è tenuta unassemblea organizzata dai rappresentanti degli studenti, alla quale era stato invitato anche Morcellini che aveva mandato in sua vece il vicepreside, Paolo Mazzarra, il quale si è scusato spiegando che la ditta incaricata di installare limpianto aveva erroneamente posizionato la microcamera nellaula 1. Niente da fare. Gli studenti si sono dichiarati insoddisfatti della spiegazione, convinti che si tratti di un vero e proprio reato contro la privacy. Morcellini ha anche voluto spiegare la sua assenza dallincontro in una lettera, nella quale scriveva che il clima creatosi prima della riunione era poco sereno, che si era sentito oltraggiato da una serie di minacce e attacchi personali attraverso volantini anonimi, ma che in ogni caso, dato che le spiegazioni del vicepreside erano state ritenute insufficienti, si sarebbe fatto carico del problema, anche assumendosi le proprie responsabilità, e formando un gruppo di lavoro di giuristi della facoltà per approfondire la tematica della videosorveglianza. Sembrava che la situazione si fosse calmata, ma dopo quasi un mese i cosiddetti «Collettivi», in segno di protesta, hanno improvvisato un corteo a Scienze della Comunicazione coprendo le telecamere con sacchetti neri. «Il preside ha detto che si è trattato di un errore - ha affermato uno dei manifestanti - ma, in verità, non ci ha dato nessuna risposta ufficiale. A ogni modo, a prescindere dallepisodio, qui cè un problema di sorveglianza della facoltà, perché le telecamere sono accese 24 ore su 24 quando dovrebbero essere in azione solo nelle ore notturne».
La risposta di Morcellini non si è fatta attendere: «Più che microspia parlerei di macrospia, visto che non era poi così piccola», spiega il preside. «È una storia vecchia - prosegue - e abbiamo già dimostrato la nostra buona fede realizzando una relazione generale sullepisodio e consegnandola al rettore». Morcellini inoltre, e questo è un aspetto importante, afferma che la telecamera non è mai stata attivata. Quello che appare poco chiaro è come mai i Collettivi si siano decisi a protestare in maniera plateale addirittura dopo quasi un mese dal rinvenimento della microspia. Molti, allinterno della facoltà, azzardano unipotesi. I Collettivi alle elezioni universitarie hanno subito un duro colpo, e ora cercano un modo per rioccupare la scena. Due giorni fa si è svolto un incontro fra il rettore, Renato Guarini, lo stesso Morcellini e i sindacati. «Lincontro è andato benissimo - spiega soddisfatto Morcellini -, abbiamo raggiunto due punti daccordo: il primo è che non cè responsabilità da parte del preside né dellamministrazione, il secondo è la riorganizzazione dellintera mappa di videosorveglianza, non solo nella nostra facoltà». I sindacati moderati si ritengono molto soddisfatti dellaccordo raggiunto, certamente di meno la Cgil, che secondo molti in questi giorni si è un po lasciata strumentalizzare dai Collettivi.
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