da Roma
Senatore Paolo Guzzanti, da Palazzo Madama a Montecitorio nella lista Lazio 1. Come orienterà il suo impegno?
«Sono contento di lasciare il Senato dopo sette anni di presenza costante e totalizzante. Penso che alla Camera avrò modo di muovermi più liberamente, di fare meglio e di più politica. Potrei avere anche qualche opportunità per un eventuale incarico nellambito del governo. Dal Senato invece non ci si può muovere».
Ha già qualche proposta pronta nel cassetto?
«La riforma della legge 180, sarà una grande battaglia. Conoscevo bene Franco Basaglia ed è vero che allora i manicomi erano lager. Ma asserire, come fece allora Basaglia, che la malattia mentale non esiste fu unassurdità: buttarono via il bambino con lacqua sporca. Sono passati trentanni dalla sua approvazione e circa due milioni di famiglie in Italia vivono il dramma della malattia mentale abbandonate a se stesse per un abominevole principio sinistrese. Non si può scaricare sui familiari tutto il carico di un malato di mente».
Battaglia difficile. La 180 è un simbolo, come la 194, e rappresenta un tabù intoccabile per la cultura di sinistra. Altre ardue imprese in carnet?
«Mi piacerebbe tornare in Commissione di Vigilanza per riorganizzare il sistema radiotelevisivo nel suo complesso, in modo da ottenere uninformazione che non sia amputata o manipolata. Questa è la vera battaglia liberale per una cultura della comunicazione che non sia più truffaldina. Un aspetto che riguarda anche la scuola e leducazione».
Ovvero?
«Penso a una riforma dei testi scolastici, soprattutto i libri di storia, infarciti di ideologia e falsità. Propongo che per le case editrici scolastiche e le loro pubblicazioni sia imposta una certificazione di qualità, assegnata da organi esterni competenti, come si fa già in Francia».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.