Il migliore è stato Reagan. Anzi, no Kennedy. Scusate, scusate, volevo dire Roosevelt. Cioè, Lincoln... Obama è appena entrato, Bush appena uscito, il primo non vuol essere secondo a nessuno, il secondo di sicuro non sarà mai primo, là dove si decidono i destini della Storia. Sono anni che ci provano ma gli americani non sono ancora riusciti ad eleggere il presidente degli Stati Uniti, il migliore di tutti i tempi, l’uomo dei sogni, il numero uno dei numeri uno. Election Day All Time. Un passatempo per studiosi, per i custodi della Storia. Ogni tanto si divertono a metterli in fila e mai che si trovino d’accordo da un anno con l’altro. Ventisette anni fa, 1982, con Reagan presidente solo da due anni, si radunano in 1.997 convocati dalla Pennsylvania State University. Risultato: il migliore, non s’è mai capito perchè, fu Lyndon Johnson. Aveva impantanato l’America in Vietnam, ma non lo giudicarono per niente malaccio. Il peggiore Warren Harding, che mica per caso era un giornalista: fece della Casa Bianca la capitale delle bustarelle, delle frodi allo stato e delle speculazioni economiche. Morì d’infarto cercando di difendersi, ma non riuscì nemmeno a pagare i debiti. Gli altri: Eisenhower e Kennedy promossi con uno striminzito «buono», Nixon bocciato senza pietà insieme a Ulysses Grant, grande come generale unionista, ma scandaloso come presidente nonostante fosse sua l’idea di sciogliere il Ku Klux Klan.
La disfatta del generale
Passano tre anni, sempre Reagan in sella, e si rifanno i conteggi, con la Presidency Research Group. Johnson non è più così bravo, anzi proprio la guerra in Vietnam lo spedisce dritto dietro la lavagna. Kennedy si, carismatico, promettente, ma è durato troppo poco: senza voto. Nixon? Niente da fare. Nella pattumiera presidenziale anche stavolta. I fantastici quattro sono invece Abramo Lincoln, il gigante che abolì la schiavitù, George Washington, padre della nazione, Franklyn Delano Roosevelt, l’inventore del New Deal, e Thomas Jefferson, autore della Dichiarazione d’Indipendenza e fondatore del partito Repubblicano. «Quasi grandi» Theodore Roosevelt, il più giovane presidente degli Stati Uniti, Woodrow Wilson, premio Nobel per la pace, Andrew Jackson che pure leggittimò la deportazione degli indiani, il «Sentiero delle lacrime», e Harry Truman, l’uomo delle due atomiche. Ultimo, ancora e sempre, il generale Grant. Reagan non ha ancora finito il primo mandato ma il professor James Sundquist gli prenota un posto lassù: «Ha provocato la più grande trasformazione americana in cinque decenni». Il ragazzo ci vede lungo.
Bush sempre peggio di Bush
Nel Duemila la Storia è di nuovo lì a giudicare, sponsor la rete tv C-Span. L’inizio del nuovo Millennio non ha dubbi. Il più grande resta Lincoln. Clinton, che è a fine mandato, è solo ventunesimo su quarantuno, superato di un soffio da Bush padre che pure ha battuto e che ha regnato quattro anni meno di lui. La regione, lo dicono tutti, è Monica Lewinski. Stranezze della storia: pur non facendo niente di nuovo rispetto a dieci anni prima Roosevelt si piazza appena dietro Lincoln e davanti a George Washington. John Kennedy è ottavo, Johnson decimo, Reagan undicesimo. Cambia invece l’ultimo James Buchanan. Colpa sua, dicono, se è scoppiata la guerra di Secessione.
La rivincita di Roosevelt
Due anni appena e Lincoln, come succede nelle hit parade con la Pausini e Giusy Ferreri, perde il primo posto. Per il sondaggio del Siena research Institute stavolta è Roosevelt il meglio del meglio. Non solo per il New deal. Ha vinto anche la Seconda guerra mondiale, ha sconfitto il Nazismo. Non è roba da poco. In fondo al gruppo Warren Harding, (se ve lo siete scordati è il giornalista...) e Andrew Johnson, il successore di Lincoln, che sfiorò l’impeachment.
Kennedy batte ancora Nixon
Nel 2006 ci risiamo. E manco governassero ancora la classifica cambia ancora. O almeno in parte. Zogby Internationale comincia a contare dalla seconda guerra mondiale in poi e assegna l’Oscar a Kennedy, Roosevelt scivola al secondo posto, terzo sale Reagan. Staccatissimio Harry Truman e Eisenhower che è pur sempre il generale dello sbarco in Normandia, Bush padre va meglio del figlio, Clinton, dimenticata Monica, meglio di tutti e due.
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