Il Milan all’ennesima finale può perdere 65 milioni di euro

Così costerebbe star fuori dalla Champions. Ancelotti: «Non possiamo sbagliare. I giocatori? Siano più educati»

«Non possiamo sbagliare più». C’è poco da aggiungere, sul conto del Milan, alla fotografia passata ieri da Carlo Ancelotti ai cronisti arrivati a Milanello per interrogarlo sull’ultima striscia decisiva, dieci partite dieci da non sbagliare. Basta un passo falso, uno solo, dopo i troppi ritardi accumulati e addio Champions. Torneo che, come ricordò Adriano Galliani venerdì scorso a Genova davanti agli sponsor riuniti, «vale da un minimo di 15 a un massimo di 65 milioni in caso di finalissima vinta». Per non sbagliare il Milan recupera le forze migliori, giusto in tempo per una curva della stagione (in tre giorni affronta Samp a San Siro e Toro in trasferta). Traduzione per non addetti ai lavori: in difesa riprendono posto Nesta e Jankulovski (riposano i nonnetti Maldini e Favalli), recuperano Seedorf e Kakà, confermatissimo il resto dello schieramento a una sola punta (Pato), ispirato dai due fantasisti della real casa. Uno dei quali, Clarence Seedorf, viene considerato «indispensabile» oltre che dal presidente Berlusconi anche dal suo vice-Galliani, mentre l’altro, Kakà incassa un altro primato, è il calciatore preferito dagli italiani nel sondaggio promosso dall’azienda Panini. La presenza in campo del Pallone d’oro non è certo un miracolo: il minuscolo infortunio patito alla fine di Roma-Milan, modestissima contrattura alla schiena, si è rimesso naturalmente.
Già domenica mattina Riccardino si muoveva a suo agio e non certo per le pratiche notturne svolte a Milanello, in piscina cioè e propagandate da Milanlab. Siamo tornati agli annunci roboanti forse per recuperare il credito irrimediabilmente perduto con la vicenda Ronaldo. Piuttosto c’è da registrare la gaffe sul caso Dida, dato in tribuna sabato sera a causa di un improbabile rifiuto della panchina, e invece finito al fianco di Digao all’Olimpico a causa di una banale influenza come hanno, in sintonia, ripetuto ieri Ancelotti e Galliani, senza consultarsi. Che strano: Dida ha avuto la febbre venerdì sera e qualche esponente dello staff sanitario non lo ha tenuto a mente mettendo in circuito la storiella del gran rifiuto. Conseguenza dell’incidente: da ieri, l’ufficio stampa del Milan ha diviso l’elenco dei rossoneri in tre blocchi (convocati, non convocati per scelte tecniche, e indisponibili per motivi di salute) in modo da evitare equivoci. Come ad esempio l’interpretazione data all’esclusione di Gourcuff dopo Empoli: punito per lo scarso rendimento, il pissi-pissi. Falso, non è nello stile di Ancelotti. «Allora avrei dovuto lasciare fuori mezza squadra» ha spiegato l’allenatore che sull’argomento ha qualcosa di più importante da dire e un messaggio forte da far passare riferito al caso Ibrahimovic. Ecco, Ancelotti ha una sua teoria sintentizzata qui di seguito: «1) dai miei esigo e gradisco la stretta di mano; 2) dovrebbe intervenire l’asso-calciatori per richiamare i loro associati a un comportamento più degno; 3) i giocatori devono comportarsi in modo più rispettoso e responsabile davanti al pubblico, possono sfogarsi dentro, nello spogliatoio». Come si capisce al volo, il caso Ibra è solo l’occasione per parlare anche al proprio gruppo. Perchè da oggi in avanti, senza Champions, le possibilità di turnover nel Milan sono ridotte.

Capita l’antifona?
«Un passo falso e compromettiano tutto» ha ripetuto Ancelotti, didascalico quanto basta per segnalare il pericolo dietro l’angolo, o meglio dietro l’arrivo della Samp che ha da smaltire la goleada subita all’andata (5 gol sul groppone, in gol perfino Gourcuff). Recuperato Kalac arricchito dal nuovo contratto economico (1,4 milioni lo stipendio). Mica male, eh.

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