Il Brasile del Milan mette il Barcellona spalle al muro. Apre Pato, chiude Thiago con una frustata delle sue. Due volte sorpresa la difesa catalana, tallone d’Achille dell’armata di Guardiola. E il 2 a 2 dei rossoneri inaugura la Champions italiana con uno squillo di tromba. «Provate a renderci orgogliosi del Milan» la frase d’incoraggiamento pronunciata da Barbara Berlusconi, durante la riunione tecnica, vissuta al fianco di Allegri. Sì, si può essere orgogliosi del vecchio cuore del Milan, capace di guadagnare un pareggio che vale oro zecchino alla prima notte di Champions edizione numero 20. Ci vogliono temperamento e anche una forza ciclopica per trovare le energie in quel finale dall’esito scontato, con il Barça davanti 2 a 1, sul risultato ma incapace di chiudere la sfida e di piegare la resistenza del rivale. Il Milan si piega ma non si spezza, come un blocco di acciaio puro. Può soffrire, come gli capitya dopo il gol lampo di Pato, organizzando una magnifica fase difensiva. C’è da andare a scuola di Allegri: allagata la metàcampo rossonera, Messi e soci non trovano molti spazi. Certo, così facendo, deve scoprire i lati, specie quello destro dove Alves fa vedere i sorci verdi a Zambrotta e a chiunque abbia il coraggio di affrontarlo, di provare a chiudere.
Il pareggio catalano, grazie allo spunto di Messi e alla clamorosa distrazione di Zambrotta (si perde Pedro, solo in area davanti ad Abbiati), è un giochino da ragaai ma è una delle poche amnesie di un perfeto congegno. Certo nel gioco il Milan sparisce al confronto del Barcellona, come dimostrano le cifre del possesso palla: 70% per i campioni d’Europa, 30% per i campioni d’Italia. Ma si piò anche soffrire, arretrare dinanzi al più dotato rivale, senza mai perdere la voglia di sorprendere, la capacità di mettere in crisi il sistema d’allarme altrui, preparato su uno schema a Milanello, da calcio d’angolo. Nel confronto col calcio padrone del mondo e della Champions appena rivinta, il Milan paga tutto il pegno possibile, reso ancora più evidente dalle tante, troppe assenze, la più pesante delle quali rappresentata da Ibrahimovic. Allegri riesce a sorprendere con quella partenza mozzafiato e con un contropiede a serramanico il più noto collega Guardiola, organizzando una intelligente resistenza dietro la trincea del centrocampo. La bravura e il talento del Milan emerge nella fase difensiva: sono stati dei maestri nel chiudere spazi, specie nelle zolle centrali. Nella corsa a risalire la china, il Barcellona perde Iniesta (insulto muscolare su uno scatto) presentando Fabregas: è anche in questo dettaglio del tabellino la differenza clamorosa tra i due club, le due panchine.
Allegri sceglie la strada più coraggiosa: Cassano subito al fianco di Pato, forse con l’intento di dimostrare ai suoi che non era il caso di fare una tragedia per l’assenza di Ibra. Ma proprio questo è stato l’errore fatale. Perchè il pibe di Bari è un peso per il Milan anzicchè una risorsa. Rimasto 62 minuti in campo tocca pochissimi palloni, senza riuscire in un solo dribbling, in una giocata mormale, tranne un tacco inutile e dannoso. Se ne sta a guardare gli altri che si battono e rincorrono, che lottano e sbuffano. Il Barcellona è all’altezza delle attese per larghi tratti.
Sbaglia un paio di mosse, in difesa, in apertura e in chiusura di notte che gli risultano fatali. E paga col secondo consecutivo 2 a 2 la sua intolleranza a chiudere i conti della sfida e a chiudere a doppia mandata la sua porta..- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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