Milan-Juve, la guerra non è finita

MilanoIl settimo giorno non sancisce la pace. Una settimana dopo la “guerra”, tra Juventus e Milan i nervi restano tesi, tesissimi. Un paio di telefonate non hanno cancellato la notte di San Siro, il gol fantasma di Muntari, i pugni e le gomitate, gli insulti e le accuse. Anzi proprio le “chiamate” della distensione diventano motivo di ulteriore scontro. Perché per Galliani le scuse sono ad personam, rivolte solo al presidente bianconero per il concitato intervallo di Milan-Juve, mentre Agnelli le “allarga” a società e Pirlo. Così alla fine della giornata se tregua c’è è solamente per interessi economici, per dirla alla Zamparini: «Quando devono dividersi il bottino stanno insieme». Poi ognuno per la sua strada, convinto delle proprie ragioni.
Andiamo con ordine. L’assemblea di Lega doveva essere l’occasione per la stretta di mano a favor di telecamere tra Adriano Galliani e Andrea Agnelli. Così non è stato. L’ad rossonero arriva in via Rosellini per primo: «Non è un problema di pace – precisa -. Lasciamo stare, guardiamo avanti. Il mio cuore è quello di un tifoso del Milan, e continua a sanguinare». Quindi la ferita è ancora aperta e basta poco per riaccendere la rabbia per quel “gol non gol”.
Ci riesce subito dopo il presidente della Juventus che tocca i nervi scoperti dei rivali. «Galliani si è scusato, e questo ha fatto piacere a me ed a tutta la società, credo anche a Pirlo a cui ho trasmesso le scuse – rivela Agnelli -. E’ stato un monumento del Milan, e quindi è giusto che sia ricordato per quello che è stato e non come uno che tira gomitate». Poi abbozza: «I rapporti fra la Juve e il Milan sono sempre stati buoni, non c'è stata nessuna guerra». Ma subito dopo complica le cose. Perché tiene la posizione sulle proteste di Conte («Sento aria strana») dopo il pareggio con il Parma: «Abbiamo esternato le sensazioni che abbiamo provato. Conte ha fatto benissimo a dire quello che ha detto e io ho confermato le sue parole. Dobbiamo valutare una parità di trattamento e da questo punto di vista a difesa della squadra e dei dirigenti sarò sempre in prima linea».
Scuse, Pirlo e i lamenti di Conte. Tre concetti che il Milan non digerisce. E Galliani, informato in tempo reale, non perde tempo per “spiegarlo” ad Agnelli appena lo raggiunge al quarto piano di via Rosellini. Lo prende da parte e lo mette alle strette. Chiama il responsabile della comunicazione del Milan e apre il vivavoce per dettare il suo pensiero: «Le mie scuse erano personali, solo ad Andrea Agnelli». Il presidente della Juventus conferma. Telefonata alla quale assistono anche due giornalisti. E dalla quale poi scaturisce il comunicato ufficiale: «Il Milan conferma che ci sono state delle scuse personali di Adriano Galliani ad Andrea Agnelli per il comportamento e le cose dette durante l’intervallo. Questo bel gesto non nasconde comunque la rabbia per la strategia comunicativa bianconera messa in atto nei venti giorni prima della partita contro il Milan. Inoltre, è giusto anche dire che, nei contatti ufficiali tra Galliani e Agnelli, la società di via Turati fa sapere che non si è parlato di Andrea Pirlo».
Poi, finita l’assemblea, Agnelli se ne va senza parlare e Galliani appare nervoso all’uscita. «Non ho più voglia di innescare altre polemiche», accenna l’ad dei campioni d’Italia che però ribadisce: «Nella famosa telefonata che Andrea Agnelli mi ha fatto carinamente, mi sono scusato con lui perché sono stato sgarbato con il presidente della Juventus nello spogliatoio durante l'intervallo - ha spiegato -. Questo è il senso della telefonata, poi abbiamo parlato di Lega e null'altro».

C'è stato un litigio anche durante l'assemblea di Lega? «Quale litigio? Il rapporto è ottimo, assolutamente». Sicuro, se ci sono di mezzo i soldi, tornando al Zamparini pensiero. Ma sul campo la strada della riconciliazione tra Milan e Juventus è un sentiero tortuoso. Altro che pace.

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