«Ci manca il guizzo finale». Pronunciata da Leonardo, la diagnosi sul mal dattacco del Milan (3 gol in 5 partite), sembra portare dritti dritti alla soluzione. Che invece non è proprio dietro langolo, nonostante la promessa di curare meglio «gli schemi dattacco dopo aver dato la precedenza a quelli della difesa e dellattacco». A scavare, sotto la definizione di Leonardo, emerge il difetto atavico del Milan, condiviso anche dalla critica. «Siamo incapaci di tirar fuori un golletto, di astuzia, di mestiere, di forza, lavremmo meritato a Udine» è la sua convinzione che mal si concilia con la voglia di competere con Inter e Juventus. «Non mi sento inferiore alle prime due del torneo» ribatte Leonardo ma qui appare più un atto di fede (rossonera) che un giudizio tecnico condiviso. «Dicevano che eravamo inferiori al Marsiglia che ha speso sul mercato 70 milioni di euro, e non è andata proprio così» la sua riflessione ha il valore di un pannicello caldo disteso sulle ferite del Milan reduce da Udine.
Lequazione è elementare. Per ritrovare il guizzo, servono i gol. E per ritrovare i gol servono subito Huntelaar e Ronaldinho, preferito in modo come seconda punta invece che da trequartista e non solo per dare un po di riposo al pulcino bagnato, Pato. «Pato è il nostro presente e il nostro futuro» così lo incoraggia lallenatore visto che ora dispone anche di uno stipendio da big, prolungato, «perchè era diventato un oggetto del desiderio altrui sul mercato» la spiegazione facile facile, «ha appena 20 anni, ha tutta la carriera davanti» la frase con cui lo accompagna in panchina.
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