Il Milan prepara la festa per lo scudetto

Dopo il match di stasera a San Siro contro il Cagliari, cena dei vertici rossoneri per la squadra da Champions. Intanto Allegri chiede un altro Ibra: "L’anno scorso il regalo decisivo fu lo svedese, ora ne vorrei uno simile"

Il Milan prepara la festa per lo scudetto

nostro inviato a Milanello

Milano si prepara a cambiare colori. Basta guardarsi intorno per capire. Affacciati ai balconi e alle finestre di Milano, spuntano i drappi rimasti per quattro anni nei cassetti e adesso esposti a rendere ancora più vistoso, cromatico, il cambio della guardia nel calcio che comanda il campionato. «Perciò questo scudetto è sentito quasi come il primo dell’era Berlusconi» sostiene con più di una ragione storica Barbara Berlusconi, giunta a Milanello per un breve incontro col tecnico Allegri e per toccare con mano il clima elettrico che precede un tripudio del genere. Allora, maggio del ’88, di ritorno da Como, con lo scudetto sul petto di Arrigo Sacchi e dei suoi lancieri olandesi, San Siro si riempì quasi spontaneamente e regalò una serata unica al tifo rossonero. Canti, cori, balli, il discorso di Silvio Berlusconi portato sulle spalle dai suoi eroi in giacca e cravatta: fu quello il predellino da cui il Milan si lanciò alla conquista dell’Europa e del mondo (all’epoca si accedeva alla coppa Campioni solo col primo posto).

Questo scudetto numero 18 che pareggia il bottino neroazzurro, ha identico sapore perché di fatto interrompe l’egemonia interista seguita a calciopoli, quattro scudetti su quattro, più quello a tavolino adesso conteso dal ricorso della Juventus. «Chi sta al Milan, sa che non c’è il tempo per soffermarsi sulle vittorie ma conta il traguardo successivo» il concetto espresso ieri da Allegri, capace di tenere la truppa sotto pressione nonostante il pellegrinaggio di tifosi comuni, vip, giornalisti italiani e stranieri, telecamere e taccuini come si conviene al collegio dei campioni d’Italia. Resistono in un giorno così felice alcuni rimpianti, specie per la mancata finale di coppa Italia. «Lasciamo perdere» invita Allegri che ha da smaltire «il gol preso di testa su calcio d’angolo, il quarto degli ultimi sette subiti, dovremo lavorarci il prossimo anno» la nota a margine. Meglio concentrarsi sull’esigenza di chiudere in bellezza, in compagnia del Cagliari, «la squadra che mi ha permesso di arrivare a Milanello» la dedica romantica di Allegri alla ciurma con cui può fare festa senza curarsi del risultato ma solo dello spettacolo. Tutti convocati tranne Boateng (squalificato), Nesta (affaticato) e Inzaghi (forse lo rivedremo a Udine per l’addio), segno della volontà di coinvolgere tutti i protagonisti della cavalcata. Con uno stadio pieno, tutto esaurito da tempo, e la cerimonia di consegna della coppa scudetto affidata al segretario della Lega Brunelli. È la prima volta che tocca al Milan da quando è stata inserita nel cerimoniale italiano. Prima dello stadio è previsto il bagno di folla in centro, col pullman scoperto in partenza da via Turati a metà pomeriggio per arrivare fino a piazza Duomo scansando la pioggia prevista a sera inoltrata. Da qui poi di corsa a San Siro per onorare l’altro popolo rossonero, quello del biglietto pagato e prenotato da tempo.

Qui al centro della festa tornerà Silvio Berlusconi, il presidente, protagonista per espresso riconoscimento di Allegri e Galliani, del successo tricolore. «L’anno scorso il regalo decisivo fu Ibra, io spero in uno simile» la frase sibillina del tecnico livornese che può contare su un feeling assoluto con Arcore. Subito dopo la festa, spente le luci di San Siro, sarà proprio dalla cena riservata del vertice milanista, che prenderà forma il Milan della prossima Champions. Sul tavolo le prime mosse di mercato e il capitolo più spinoso, quello dei rinnovi di contratto. «Vorrei che rimanessero tutti» è la frase con cui Allegri è pronto a schivare ogni trappola e responsabilità sui negoziati messi in agenda da lunedì. Anche qui l’intesa tra club e staff tecnico è perfetta, entrambi sintonizzati sulla necessità di far dimagrire la rosa (dai 31 attuali bisognerà passare ai 26-27) e di abbattere il monte-stipendi.

Seedorf è vicino alla conferma, scontata quella di Van Bommel, stesso destino per Ambrosini, Pirlo e Inzaghi verso l’addio, da discutere il futuro di Gattuso con un anno di contratto. Già, proprio Rino, al centro dell’ultimo caso diplomatico. «Caso chiuso, avanti il prossimo...» è la battuta conclusiva di Allegri. Avanti il prossimo caso Gattuso e, naturalmente, anche il prossimo trofeo.

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