È calcio destate, ma sembra che rispetto alla scorsa stagione non sia cambiato niente. LInter ha uno scudetto in più sulla maglia ma il trofeo Tim al Meazza se lo giocano ancora loro, Juventus e Milan e se lo aggiudicano i rossoneri che ribaltano la classifica dellultimo campionato, peraltro già sconvolta dalla giustizia sportiva. Mancano in tanti per gli impegni delle nazionali, manca anche il pubblico delle grandi occasioni (appena 18.110 paganti) ma destava un certo timore mettere insieme per la prima volta a San Siro (ma che brutto terreno) gli ultrà delle tre big. I soliti cori, striscioni a non finire, qualche esagerazione in curva nord, ma tutto è filato liscio. E sono stati proprio i campioni in carica a lasciarci le penne, battuti nel derby che ha visto un inedito Costacurta come playmaker al posto di Pirlo e un centrocampo interista assolutamente improponibile per il futuro. Va bene il derby, ravvivato solo dalla prodezza di Cruz e da quelle di Favalli e Borriello (allinizio sembrava una partita tra scapoli e ammogliati) ma perdere anche se solo ai rigori pure con la vecchia Signora scesa a Milano con il cipiglio delle grandi occasioni, beh, questo lInter poteva risparmiarselo. Daccordo che Mancini voleva mettere minuti nelle gambe dei suoi giocatori, ma lo scudetto poteva e doveva essere onorato meglio. Anche se limpegno di Adriano, che ha rabbiosamente cercato la rete contro i bianconeri, fa ben sperare.
Ma si sa, è calcio destate. Non per questa Juve, però e per due esperti signori che rispondono al nome di Alex Del Piero e Pavel Nedved. Sono loro i trascinatori dei bianconeri, sono loro lesempio da seguire di una squadra attrezzata per la B, che potrebbe fare tranquillamente la bella figura anche in A. E alla fine a smenarci sono stati gli assenti perché dopo un derby così così, si è assistito a due partite vere, seppur compresse in un minitempo di 45 minuti luna.
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