La serata del Milan comincia con una notizia non esaltante, la rinuncia, per infortunio, a Dida, il portiere titolare. Forse su Kalac pesa il ricordo, sciagurato, di un precedente palermitano (3 a 0 in coppa Italia, 31 gennaio 2006), forse si aggiunge all'evento anche il sospetto che spalle e tendini di Dida siano a forte rischio e che la sua conferma (voluta dal presidente Berlusconi) non sia stata una buona idea. In campo, la serata del Milan comincia invece sotto un diverso segno grazie al palleggio dei suoi che non risulta disturbato dal Palermo, imbambolato e con le pile scariche. Non è tanto merito del disegno tattico di Ancelotti (Ambrosini relegato in tribuna, Emerson di scorta a Pirlo, 4-4-1-1 d'antan) quanto invece del talento di Clarence Seedorf, già in gol col Parma e pronto a ripetersi al culmine di una manovra alla mano, lenta ma precisa al centimetro, promossa dallo stesso olandese che chiama Gilardino e Kakà a fargli da sponda.
Sulla risposta, puntuale, del brasiliano, la palombella arancione di Seedorf strega Fontana in uscita. A bassa velocità, e col possesso della palla, il Milan domina il campo e rischia di esondare già nel primo tempo. Se non fosse per la discutibile mira di Gilardino (al volo alza sulla traversa) oppure per l'incrocio spolverato dallo stesso Seedorf a metà frazione (anche qui intesa con Kakà perfetta), i rossoneri chiuderebbero il tempo con un vantaggio più rotondo. Meritato, peraltro.
Il Palermo infatti, nonostante l'agitarsi di Colantuono in panchina, non ha le energie fisiche per ribellarsi al «torello» milanista: una sassata di Cassani dal limite e un traversone sballato di Miccoli sono le uniche testimonianze di vita calcistica prima del riposo.Gli sprechi del Milan cominciano a preoccupare nella ripresa. Quando diventano una filastrocca interminabile di rimpianti e di rimorsi.
Perché alla traversa di Seedorf si aggiunge quella scheggiata da Pirlo a metà frazione per tacere poi del doppio salvataggio sulla linea della porta palermitana, a Fontana già battuto, da parte di Simplicio e Jankovic rinvenuti miracolosamente sulle conclusioni di Nesta e Kakà, scappato via in contropiede. È vero, chi è causa del suo mal, pianga se stesso recita un vecchio proverbio. Ma qui c'è dell'altro. E infatti il Milan versa lacrime amare specie se si analizza con un pizzico di serenità quel che accade in campo per far maturare il pareggio del Palermo. È irregolare, bisogna dirlo chiaro e netto. Perché Amauri, ferma con un braccio, sotto gli occhi di Farina, un cross veleggiato che Diana, in sospetto fuorigioco, chiude in rete. Due volte irregolare, allora, a rivedere le immagini in tv. Kalac è il primo ad accorgersene, protesta e reclama, ma nessuno gli dà retta. Anche Ancelotti, alla fine, amareggiato, presenta le sue rimostranze al disattento fischietto che non ne azzecca una quando incontra il Milan. Correre ai ripari, per il Milan, non è così semplice: Inzaghi e Brocchi non sono poi Didì e Vavà e perciò restano intrappolati nella rete stesa dalla difesa del Palermo, parzialmente rianimato dall'arrivo di Cavani (ma non è più vivo di Miccoli?). Perciò non c'è da meravigliarsi se nel finale Miccoli, su punizione, trova addirittura il bandolo di un successo clamoroso. Qui le responsabilità di Kalac e della barriera (forse) non si possono tacere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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