Francesco Ogliari
Milano, cent'anni fa come in questi giorni era tutta un cantiere: la città si preparava a inaugurare la Grande Esposizione per celebrare il traforo ferroviario del Sempione in corso di costruzione da un decennio.
Venerdì mattina, 27 aprile 1906 il re e la regina d'Italia arrivano in città sotto un cielo piovoso. Ma il giorno seguente l'inaugurazione «deve essere dimezzata per le conseguenze delle piogge che mutano i viali del parco Sempione e di Piazza d'Armi (dove poi sorgerà la Fiera Campionaria, ndr) in tanti pantani». Si inaugura l'Esposizione al parco con una cerimonia breve e veloce come esigono «i nostri tempi di distanze divorate». Nel salone dei festeggiamenti e dei concerti si ha una festa di impronta cordiale. I quotidiani raccontano: «Niente di accademico, di aulico, di ufficiale e inamidato. Così piace a Milano che non può soffrire il formalismo».
Interviene il cardinale Andrea Ferrari anche alla posa della prima pietra della nuova grande stazione ferroviaria e pronuncia un discorso religioso. Il sindaco, senatore Ponti, e il senatore Mangili presidente del Comitato dell'Esposizione, accolgono i giovani sovrani mentre dalle tribune «affollate di parlamentari, di diplomatici, di signore, scrosciano gli applausi. Il cannone, lontano, tuona a festa. Il sindaco pronuncia un discorso senza voli lirici». Nel pomeriggio, migliaia di persone si diffondono nel dedalo delle gallerie delle belle arti dove si ammirano i bozzetti di Mosè Bianchi.
L'Esposizione ha anche l'attrattiva dell'Acquario, presenta il fac-simile della galleria del Sempione ed è a due passi dal centro della città.
Una nota di cronaca: appena finita l'inaugurazione al parco, il re annunzia al sindaco che gli ha conferito il titolo nobiliare di marchese, così come era stato dato il titolo di conte al primo sindaco, Antonio Beretta e al sindaco Giulio Belinzaghi: «L'effetto è poetico. Vittorio Emanuele e la Regina Elena si trattengono un'ora in conversazioni affabili».
La serata è alla Scala. Il teatro è un furore e il successo maggiore non è per la «Figlia di Jorio» bensì per l'Inno reale: «La regina risplende in tutta la sua dolce maestà radiosa di sorrisi e di gemme». Le fa corona Paolina Durini contessa di Monza e le altre dame di Milano «scelte in omaggio al nome illustre e ai pregi personali».
Il giorno seguente è un tripudio di gioia che la stampa quotidiana esalta sotto il titolo «Il trionfo». Vi è la folla che popola le gallerie disputandosi allegramente il posto per le due arterie: ferrovia elevata e tram elettrico di comunicazione. L'Esposizione si impone al rispetto, alla simpatia, all'ammirazione di tutti.
Un'intera parte della Grande Fiera è nella piazza d'Armi, e il collegamento con il parco e lArco della Pace avviene attraverso una ferrovia elettrica sopraelevata, appositamente costruita, che dal parco in quattro minuti conduce alla Piazza d'Armi. Lunedì 30 aprile anche questa seconda parte è inaugurata con un saluto a «tutta una schiera di nazioni splendidamente rappresentate». Scrive Raffaello Barbiera su «L'Illustrazione Italiana»: «È bello vedere ai piedi della leggerissima ferrovia elettrica, il gruppo compatto degli ambasciatori, dei parlamentari, dei consoli. La vettura reale è tutta decorata. È una piccola gita di piacere che permette di passare attraverso gran parte della Milano commerciale. Il sole illumina il gaio paese improvvisato».
Lo stesso lunedì, nel Castello Sforzesco, settemila alunni e alunne delle scuole elementari agitano i fazzoletti bianchi verso la Regina. Tutti gli storici cortili sono affollati da signore eleganti e cittadini in una selva di tube nere. Qualche giorno di tranquillità e sabato 19 maggio il grande tunnel e la linea ferroviaria del Sempione, fra Domodossola e Briga, sono inaugurati dai capi dei due Stati confinanti: il Re d'Italia Vittorio Emanuele III e il presidente della Confederazione Elvetica, Ferrer. Il Re ha al suo fianco il direttore generale delle Ferrovie dello Stato, ingegner Bianchi, e la traversata del tunnel, lungo 19.769 metri, viene compiuta in trentadue minuti. Nella grande stazione internazionale di Briga si ha l'incontro fra i due capi di Stato, la colazione e il momento solenne del brindisi. I ministri Sonnino e Carmine sono al fianco del Re con i Consiglieri Federali Muller e Zemp.
Alle 14.30 il re ritorna da Briga a Domodossola dove giunge anche, con altro convoglio, il presidente Ferrer, con le principali autorità anche ferroviarie della Confederazione. Nel salone della stazione internazionale di Domodossola sono pronunciati i discorsi. Il primo giugno 1906 la linea, con trazione elettrica, è aperta al pubblico esercizio. E nei mesi seguenti il concorso di pubblico è immenso.
Anche un curioso mezzo di trasporto ritorna ad essere interessante: il «Barchett de Boffalora». Sembra incredibile ma molti abitanti di Boffalora sul Ticino, di Abbiategrasso, di Gaggiano, di Trezzano e di Corsico vengono ad ammirare gli ultimi progressi dell'industria dei trasporti della Grande Esposizione.
Il pensiero di un cronista sugli altri sovrasta, dedicato alla città: «In mezzo all'oceano agitato degli interessi materiali si lasci incolume e si accresca di palmizi e di fiori l'isola della poesia, del bello, del pensiero ideale. Milano ha tre grande alleate: l'intelligenza, l'operosità, la fortuna».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.