Milano vince la guerra delle passerelle contro New York. Non ci sarà nessun accavallamento di date e la settimana della moda del prossimo settembre (dal 19 al 25) è salva. Non si sa ancora quando è stata prenotata la fashion week targata Usa ma poco conta. Quel che è certo è che sarà prima di quella di Milano o dopo quella di Parigi. Ma non in contemporanea. Altrimenti sarebbe stato un bel danno e gli eventi milanesi sarebbero finiti nel tritacarne sia per visibilità, sia per introiti economici. Soddisfatto per la vittoria sugli Stati Uniti è il presidente della Camera della Moda Mario Boselli. Nel difficile braccio di ferro, Milano ha avuto la meglio «grazie alla fermezza della Camera della Moda, grazie agli stilisti che hanno fatto quadrato e grazie allaccordo con Parigi, stipulato nellottobre del 2000 e ratificato anche davanti ai ministri italiani e francesi». Di fatto, lasse Milano-Parigi ha tenuto duro contro lalleanza Londra-New York. Proprio come in un risiko di strategie. Il patto con la Francia è stato appunto quello di difendere le due settimane della moda europee: prima quella di Milano e, a seguire, quella parigina, una dopo laltra, come sempre. La dichiarazione di guerra newyorkese ha allarmato tutti e ha messo seriamente a rischio gli equilibri nel calendario delle passerelle. In ballo ci sono milioni di fatturato e non si scherza.
A mettere pace tra gli interessi mondiali della moda ci ha pensato il summit di Parigi della scorsa settimana. Lì sono state gettate le basi per una stretta di mano con Diane von Furstenberg, presidente degli stilisti americani. Niente testa a testa quindi. «Gli americani - specifica Boselli - hanno annunciato di aver deciso di cambiare le loro date rispetto allintenzione, manifestata di recente, di ritardare di una settimana il loro inizio con le conseguenti sovrapposizioni di Londra su Milano. Ciò, invece, non avverrà. La nostra fermezza ha pagato. Ancora una volta è stato dimostrato che quando la moda italiana ha il coraggio di presentarsi al mondo con le sue caratteristiche positive, vince».
Il sistema del fashion quindi non arresta né intacca la sua corsa verso la ripresa economica: «I fondamentali della moda italiana sono buoni - spiega il presidente della Camera della Moda - e quindi, al di là della crisi internazionale, che ha conseguenze anche su di noi, dovremo farcela a recuperare posizioni, seppure gradualmente». In ballo cè un settore che frutta 60 miliardi allanno di introiti, con 12 miliardi di saldo attivo, 700mila addetti e 70mila imprese coinvolte. Accavallare la presentazione delle collezioni con le sfilate di New York avrebbe sicuramente portato conseguenze negative sugli affari dellanno.
Insomma, per la seconda volta consecutiva la Fashion week milanese ha la meglio. Già qualche intoppo sul calendario cera stato nel 2010, quando Anna Wintour, la direttrice di Vogue America, aveva preteso che le sfilate di Milano fossero tutte concentrate in un fine settimana lungo di quattro giorni.
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