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Da Milano alla Brigata Sassari, la seconda vita dei fanti piumati

Da Milano alla Brigata Sassari, la seconda vita dei fanti piumati

Lontano dalla sua Milano, ma salvo. Una tempestiva virata a livello politico e della forza armata ha cambiato le sorti del Terzo Reggimento bersaglieri di viale Suzzani, il reparto più decorato dell’Esercito italiano, che pareva ormai destinato a cedere la sua bandiera di guerra a una semplice unità di addestramento anziché a una entità operativa con forti tradizioni militari.
Non avrà più sede nella città della Madonnina, dove nei ranghi del reggimento prestarono servizio personaggi come Giovanni D’Anzi, il poeta Fermo Roggiani e il calciatore Cesare Maldini, ma il Terzo bersaglieri continuerà a vivere: a Capo Teulada, in Sardegna, inserito nella gloriosa brigata «Sassari».
Dopo la notizia dei giorni scorsi, che dava imminente lo scioglimento del reggimento costituito nel 1861 e da quasi sessant’anni di stanza a Milano, i consiglieri comunali di An Carlo Fidanza e Stefano Di Martino avevano presentato una petizione in Consiglio comunale per scongiurare la fine dei fanti piumati ambrosiani.
Con lo stesso intento sono iniziate a circolare lettere ed e-mail di protesta da parte dei molti cittadini legati allo storico reggimento, comprese quella di Paola Toti, pronipote dell’eroico bersagliere del Terzo che lanciò la stampella contro il nemico austriaco durante il primo conflitto mondiale. Dopo questi fatti, l’interessamento personale del ministro della Difesa Ignazio La Russa ha salvato il reparto e la pluridecorata bandiera destinandoli in una unità operativa di grande prestigio come la brigata «Sassari», i cui 151° e 152° reggimento (i noti «Dimonios») si distinsero per valore nella Grande Guerra meritando ognuno 2 medaglie d’Oro al Valor militare.


I piumetti del Terzo, che entrò in Porta Pia, si batté sul Carso e salvò drammatiche situazioni in Russia, proseguiranno dunque la loro storia con le missioni internazionali alle quali l’Esercito sarà chiamato per fare da «cuscinetto» nelle aree di crisi. Unico rimpianto: Milano perderà uno dei suoi fiori all’occhiello oltre che «cittadino onorario».

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