A chi lavora in carcere è bastato guardare gli occhi dei bambini costretti a vivere dietro le sbarre. Così, senza perdere tempo, Milano non ha aspettato la legge. E ora, allavanguardia di un modello che dallEuropa sarà importato in tutta Italia può presentare il suo progetto: una casa accoglienza per tutte le mamme condannate al carcere con i loro bambini. La legge infatti consente alle madri arrestate di tenere con sé il proprio figlio fino alletà di tre anni. A Milano, nel carcere di San Vittore ci sono 5 bambini detenuti, due maschi e tre femmine. In tutta Italia sono 44. Bambini sfortunati che crescono in un ambiente non adatto alle loro esigenze e per i quali è pronto un disegno di legge che prevede listituzione di case accoglienza. Sullesempio di quanto avviene già in molti Paesi dellEuropa e di Milano.
La casa per mamme e bimbi è in viale Piceno, in un palazzo di proprietà della Provincia e «se non ci saranno intoppi burocratici diventerà operativa a fine mese» ha assicurato ieri Luigi Pagano, provveditore regionale alle carceri. Dieci stanze, pareti colorate, una grande cucina. Qui verranno ospitati 9 bambini con le loro mamme (5 di Milano, 4 di Como). Qui i piccoli potranno andare allasilo nido, fare una passeggiata al parco e vedere la propria mamma ai fornelli. Come in una casa normale. Loccasione per presentare la nuova struttura è stato un convegno organizzato a San Vittore dallassociazione Bambini senza sbarre a cui ha partecipato anche il sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi e Valerio Onida, docente universitario, ex presidente della Corte costituzionale che tra i mille impegni della sua vita ha deciso di regalare un giorno alla settimana ai detenuti di Bollate facendo il volontario. Il professore infatti si reca nel penitenziario diretto da Lucia Castellano per aiutare i carcerati a compilare istanze e ricorsi.
«Tra le priorità ci deve essere quella che le madri con figli sotto i dieci anni scontino la loro pena fuori dal carcere - ha detto il sottosegretario Manconi -. Un obiettivo che non può certo avere tempi brevi ma che nel frattempo può essere superato da istituzioni come quella della casa-famiglia che proprio a Milano è stata attuata».
E a proposito di bambini con un genitore dietro le sbarre: un terzo viene ingannato sulle ragioni della detenzione del papà o della mamma, un terzo non sa che il familiare è in carcere, mentre solo uno su tre viene informato correttamente.
«Proprio partendo dal problema delle mamme detenute, occorre capire una volta per tutte che bisogna abituarsi a fare a meno del carcere ogni volta che si può» ha aggiunto Pagano.
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