Milano - Se l’aggravante dell’aver commesso il reato in condizione di clandestinità debba essere censurata dal punto di vista costituzionale lo si saprà solo il 6 giugno prossimo, quando comincerà il processo per direttissima nel merito: oggi il giudice delle direttissime ha deciso solo sulla misura cautelare per gli immigrati arrestati a Milano e ai quali l’aggravante, che prevede un aumento di un terzo della pena, è stata contestata, e ha stabilito che debbano rimanere in carcere.
Gli accusati Si tratta di un ucraino e un moldavo di 32 e 25 anni, di un cileno di 18 e di un marocchino di 27 anni. Sono accusati rispettivamente del furto di 30 paia di scarpe e di sei televisori, del danneggiamento di un pronto soccorso e di resistenza a pubblico ufficiale e dello spaccio di 80 grammi di droga, tra cocaina ed eroina. Ieri il pm Grazia Pradella aveva contestato l’aggravante prevista dal "pacchetto sicurezza" e i legali degli indagati promettono battaglia. Oggi non era il momento per proporre l’eccezione di costituzionalità, perché in discussione c’erano solo le esigenze di custodia cautelare, ma il ricorso alla Corte costituzionale è stato preannunciato e si farà. Per l’avvocato Gennaro Carfagna, che con il collega Giovanni Marchese difende il marocchino arrestato per droga, la norma è "un obbrobrio. Contrasta apertamente con l’articolo 3 della Costituzione - ha detto il legale - il quale prevede l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Mentre le aggravanti previste finora facevano riferimento a atti oggettivi, come i motivi futili, abbietti, la crudeltà o la premeditazione, in questo caso è presa in considerazione una situazione soggettiva come la clandestinità, che è una irregolarità amministrativa. È assurdo - ha proseguito Carfagna - che una persona possa essere condannata a un terzo della pena in più in funzione di un decreto che, tra 60 giorni, potrebbe non esistere più perchè potrebbe non essere convertito".
Clandestini Il difensore aveva chiesto l’obbligo di firma o in subordine gli arresti domiciliari in casa della zia dell’indagato considerando che la donna ha regolare permesso di soggiorno.
La difesa aveva anche brevemente eccepito la costituzionalità dell’aggravante relativa alla clandestinità, ma il giudice replicava: "Non è possibile eccepire la costituzionalità in questa fase del procedimento, dove si tratta esclusivamente la convalida dell’arresto e la misura cautelare". Per il giudice inoltre la questione era stata posta in modo "generico" con un semplice richiamo al contrasto con l’articolo 3 della Costituzione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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