Milano curerà il Sudamerica con l’ospedale sulle onde

Il San Raffaele manda nei Caraibi medici e una nave attrezzata con laboratori e sale operatorie

Milano - La sanità dell’ospedale San Raffaele di Milano prende il largo. E lo fa con la nave «San Raffaele natante dei caraibi», un vero e proprio ospedale galleggiante che dal prossimo inverno batterà le coste della Colombia per portare assistenza sanitaria alle popolazioni caraibiche maggiormente in difficoltà. Un’idea insolita, che è nata nella mente di don Luigi Verzè, presidente dell’istituto milanese, dopo uno scambio di battute con Diego, un infermiere colombiano trasferitosi nel capoluogo lombardo. «Non è possibile - l’osservazione mossa a don Verzè - che a Milano ci siano dei macchinari così all’avanguardia, mentre in Colombia la sanità arranca». Detto fatto. «Vogliamo esportare la sanità raffaelliana nelle nazioni più povere del pianeta - spiega con vigore il religioso -. La medicina del San Raffaele è la medicina di Dio e Dio non vive solo a Milano». Parole che possono suonare di circostanza, ma riempite di contenuti dal profondo impegno di volontariato dell’istituto meneghino nei quattro angoli del pianeta: Brasile, India, Uganda, Mozambico e Palestina, solo per citare alcuni Paesi. Ai quali presto si aggiungerà la Colombia, una zona dove l’assistenza sanitaria è quasi inesistente a causa di una perdurante guerriglia nella zona del Pacifico. Malaria, tubercolosi, infezioni respiratorie e intestinali la fanno, così, da padroni.
L’ospedale galleggiante sarà ospitato su un’imbarcazione di 40 metri - «come solo 40? almeno 60!», sbotta don Verzè - strutturata su quattro piani. All’interno verranno allestiti una sala operatoria, alcune sale per piccoli interventi e posti letto per le degenze post-operatorie. La nave sarà equipaggiata di apparecchiature per effettuare radiografie, ecografie e indagini di laboratorio. Inoltre ci saranno ambulatori per visite generali e specialistiche, tra cui controlli pediatrici, ginecologici e oculistici, «ma - interviene don Verzè - vorrei fosse presente anche un elicottero e un’ulteriore barca con cui risalire i fiumi per raggiungere le regioni più interne del Paese».
L’imbarcazione, che sarà ormeggiata nel porto di Cartagena, avrà un’autonomia di viaggio di trenta giorni, durante i quali medici e infermieri svolgeranno anche attività di educazione sanitaria per la popolazione e formazione del personale sanitario locale. Il costo dell’operazione? Poco meno di 3 milioni di euro.
Un’operazione a cui parteciperà anche il calciatore dell’Inter Ivan Ramiro Cordoba - uno che, nella vita come nel calcio, è abituato a far parlare i fatti - con la «Fundaciòn Colombia te quiete ver». «Queste persone - spiega il difensore colombiano - vivono alla giornata senza sapere quello che potranno fare il giorno seguente. La loro forza sta nell’affrontare la vita sempre col sorriso sulle labbra». Un sorriso coinvolgente e contagioso anche per i volontari. «Quando sono in Colombia - continua Cordoba -, non sento altro che parole di ringraziamento per il popolo italiano e per ciò che fa per loro».


Ma i «progetti caraibici» del San Raffaele non si fermeranno qui. «Costruiremo - annuncia don Verzè - un grande ospedale, moderno e attrezzato, su una collina che si affaccia sulla baia di Cartagena, patrimonio dell’Unesco». Mari e monti, la battuta è d’obbligo.

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