La Milano delle libertà è viva: "Fermiamo il golpe dei puritani"

Folla al Dal Verme per la manifestazione anti-forcaioli con Ferrara e Sallusti Arriva Formigoni: "È il governo della famiglia". La Moratti: "Il mio cuore con voi". Tra la gente rimasta fuori: "E' strapieno, non si passa". E l'anti Minetti Sara Giudice tenta il colpo di teatro, respinta va da Fini: "Faccio la lista"

La Milano delle libertà è viva: "Fermiamo il golpe dei puritani"

In mutande ma vivi. Assalito al suo arrivo al teatro Dal Verme come una vera rock star, Giuliano Ferrara si ripiglia il suo ruolo di maitre à penser sventolando civettuolo gli Scritti politici di Immanuel Kant. E cita provocatore: «Lo Stato che vuole attuare con mezzi coattivi la felicità, non raggiunge lo scopo, ma diventa oppressore». Bignamino di una manifestazione che riempie il teatro e lo spiazzo di fronte come mai si era visto per questioni di politica. Sul palco mutande stese per lanciare il Manifesto contro i guardoni. Arriva il sottosegretario Daniela Santanchè reduce dall’assalto di venerdì al «palazzo d’ingiustizia» per protestare «contro la magistratura politicizzata». Ieri bis. «Ed è solo l’inizio - assicura - il popolo della libertà ha voglia di partecipare, far sentire a Berlusconi che è dalla sua parte. Difendere la democrazia». E torna la proposta di un appuntamento nazionale proprio a Milano sulla giustizia. «Una grande manifestazione di piazza, credo sarebbe giusto». Alle sue spalle compare il tabarro scuro di Roberto Formigoni. «Sono qui - spiega il governatore - per riaffermare il diritto di una vera morale contro il moralismo falso e bigotto». Il disagio del cattolico? «Ma quale disagio. La nostra è una tensione alla virtù, poi certo uomini e donne siamo deboli. Ma questo nulla ha a che fare con il moralismo di chi si impanca a giudice degli altri. I moralisti sono quelli che peccano moltissimo in privato e poi in pubblico puntano il dito sui peccati degli altri». Bunga bunga e Family day? «Il governo di centrodestra - taglia corto Formigoni - è quello che ha fatto di più per la famiglia».
Un po’ di trambusto quando il ministro Ignazio La Russa si accapiglia con l’inviato di Annozero Corrado Formigli allontanato e identificato dalla polizia. Il coordinatore regionale Mario Mantovani condivide l’idea della manifestazione a Milano. «In difesa dei diritti e della libertà - spiega - c’è un sentimento profondo che nasce nel cuore degli uomini per bene che si ribellano a questo modo di attaccare Berlusconi». Non c’è per un precedente impegno il sindaco Letizia Moratti, ma assicura che «con il cuore» era presente. «Per dire basta a un continuo richiamo a fatti personali che non interessano rispetto all’attività quotidiana che il governo sta portando avanti: queste sì che interessano alla gente in un momento di crisi». Per il ministro Mariastella Gelmini «Giuliano Ferrara, con il suo consueto stile arguto e originale ha intercettato perfettamente il malcontento degli italiani contro una cattiva politica, fatta di odio e di disprezzo della volontà popolare». C’è la lezione liberale di Piero Ostellino, ci sono Alessandro Sallusti, Assuntina Morresi, Anselma Dell’Olio, Valentina Aprea, Paolo e Stefano Pillitteri. Dal palco Camillo Langone provoca rivendicando la sua «appartenenza a un’associazione erotofila come il Cristianesimo» e ricorda che «Deus charitas est». Ricorda papa Benedetto XVI che predica «l’intreccio tra eros, charitas e agape» e il saggio re Salomone dell’antico testamento con le sue 700 mogli e 300 concubine. Travolgente Iva Zanicchi che racconta di quando chiese a Berlusconi di entrare in politica e lui cercò di spiegarle che continuare a fare la donna di spettacolo era meno rischioso. «La sola necessità - attacca Pietrangelo Buttafuoco - è mubarakizzare Berlusconi. Lo volevano mafioso e non ci sono riusciti, truffatore e nemmeno quello. Adesso ci provano con il corruttore di minorenni». E allora Ferrara parla della «sindrome totalitaria» che si è impossessata della sinistra e ora minaccia l’intero Paese.

Della risposta a chi qualche giorno fa è andato al Palasharp. «Noi - si scalda - possiamo fare tanti sbagli. E sicuramente tanti ne abbiamo fatti. Ma mai quello di prendere un bambino e inculcargli l’odio politico». Applausi da venir giù il teatro.

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