Milano, diecimila nomadi Boom di favelas abusive

da Milano

Che il pacchetto sicurezza partorito dal governo la notte dell’omicidio di Giovanna Reggiani fosse più propriamente un «pacco» i milanesi l’avevano capito subito. Infatti qualche ora dopo l’annuncio di «straordinarie misure per dare un segnale concreto ai cittadini con provvedimenti che vanno verso il rafforzamento del sistema della sicurezza» - ipse dixit Romano Prodi nell’emergenza di quel 30 ottobre - sotto la Madonnina il giro di vite si tradusse nel clamoroso arresto di «quattro romeni colpevoli di aver minacciato la convivenza civile e compromesso la pubblica sicurezza», a cui era seguito l’immediato imbarco su voli Alitalia direzione Bucarest, quando ancora partivano da Malpensa, certo. Sfogliando gli archivi della questura, si scoprì che l’accusa più grave nei loro confronti era il furto di un giubbotto e un paio di autoradio. Uno di loro ha fatto in tempo a tornare per le vacanze di Natale. Vacanze romene. Fra parentesi, il costo per il rimpatrio ammontava a 492 euro ciascuno.
Ben più alto, invece, il prezzo pagato dalla città per le «migliaia di espulsioni» promesse e mai attuate. A due settimane dall’entrata in vigore del decreto, il Viminale contava undici allontanamenti in provincia per motivi imperativi o mancanza di requisiti per la permanenza sul territorio italiano. Sessanta giorni dopo, erano «una ventina». Per questo il vicesindaco Riccardo De Corato è furente. «L’ennesimo flop sulle espulsioni è molto grave, una vera presa in giro. Prepariamoci, perché stanno per rientrare in Italia almeno 400 delinquenti». A Milano un po’ meno, grottesca consolazione. «Ne hanno rispediti a casa in 6. La metà su segnalazione della Polizia locale al prefetto, dopo che sono stati beccati per due volte in tre mesi ai semafori o impegnati in attività poco limpide. Da luglio ne abbiamo identificati 1.700». Il punto, secondo De Corato, «è che adesso rimane in piedi soltanto la Direttiva europea sul divieto di soggiorno degli stranieri senza mezzi di sostentamento, comunitari compresi. Ma è un’arma spuntata: non prevede sanzioni penali per chi non ottempera al provvedimento di espulsione o, peggio, si ripresenta da clandestino. Né il ministro Amato ha provveduto, come garantito addirittura un anno e mezzo fa, a nominare un Commissario straordinario per l’emergenza rom».
E così in città resta il solito «problemino» di 10mila nomadi destinati, nel vuoto normativo, ad aumentare. La minima parte vive nei campi autorizzati dal Comune: sono i 1.400 che hanno firmato il «Patto di socialità e di legalità», studiato da Letizia Moratti e che a qualche risultato positivo ha portato. Piuttosto si moltiplicano le favelas abusive, impossibili da monitorare, e non solo in periferia. L’ultimo esempio si trova a due passi dal Politecnico, quartiere Bovisa.

Dove gli inquilini - giurano i milanesi sfortunati vicini di casa - sono arrivati a quota 450. Colpo d’occhio imbarazzante. Non serve il cannocchiale per osservare cumuli d’immondizia e «pantegane» da Guinness dei primati.

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