Le «cinque giornate» del collezionismo milanese sono cominciate ieri nelle belle sale della Permanente di via Turati. Sono circa cinquanta le gallerie italiane selezionate da un comitato di esperti capitanato dalla storica dellarte Mina Gregori, e nei loro stand si affiancano mobili e tappeti, argenti e sculture, oggetti e dipinti, antico e moderno. Già, perché questa edizione di Collezioni darte, questo il nome ufficiale della rassegna, rispecchia sotto questo profilo il mercato, ovvero la contaminazione di stili, labbassamento della fascia detà dei compratori, lutilizzo delle nuove tecnologie, internet in primis, che facilitando linformazione e la documentazione favorisce anche il gusto degli accostamenti insoliti e degli incroci, lintreccio fra Oriente e Occidente, fra il design atomico e il fondo oro.
Il risultato, già soltanto come colpo docchio, è stupefacente e fa della rassegna, questanno alla sua seconda edizione, la più accreditata rivale del Tefaf di Maastricht, ovvero la mostra-mercato darte più celebre del mondo, terminata il 22 marzo scorso. La vicinanza fra le due date è sintomatica, perché in tempi di crisi economica la scelta dei beni-rifugio dove investire trova nella cultura dei «grandi nomi» e di una clientela motivata ma al tempo stesso non meramente speculatrice, le ragioni per un investimento solido, sicuro, remunerativo.
Ma vediamo un po più da vicino le meraviglie in mostra e in vendita alla Permanente. Fra gli Old Master ci sono i grandi maestri della natura morta come lo spagnolo Van der Hamen e litaliano Michelangelo Cerquozzi, cè un «San Francesco in meditazione» di Zurbaran e un «Capriccio architettonico» di Bernardo Bellotto. Il Rinascimento tedesco è presente con una coppia di ritratti di Lucas Cranach, il Seicento italiano allinea una «Vergine in preghiera» di Guido Reni, una «Madonna» di Sassoferrato e la «Giardiniera» di Bernardo Strozzi. Venendo al moderno, un tavolo in radica di Giò Ponti degli anni Venti, una figura in arenaria del russo Chaikov degli anni Trenta, lo splendido tavolino-scrittoio primo Novecento, interamente rivestito di pergamena, di Carlo Bugatti.
Fra le esposizioni tematiche, vanno segnalate le dieci tele futuriste del pittore Mario Nannini, il ritratto a olio di Thomas Lawrence che introduce lomaggio ad Antonio Canova fatto di bronzi, bronzetti, disegni e bassorilievi, i quindici stipi veneziani in legno e madreperla del XVI secolo, i manufatti tessili, tappeti, sacche, bardature, tra cui spicca il grande tappeto persiano cinquecentesco Isfahan.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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