«A Milano esistono altre via Quaranta»

Il responsabile dell’associazione «Risvegli»: «Ci sono scuole clandestine fondamentaliste»

«Esistono a Milano altre via Quaranta». Sì, altre scuole clandestine, dove bambini arabi passano ore e giorni a recitare il Corano salmodiandolo. La denuncia è firmata da Piero Farneti, responsabile dell’associazione «Risvegli» che promuove e sostiene la scuola araba di via Ventura.
«Basta fare un conto aritmetico per scoprire che dei 400 bambini che hanno frequentato del centro Fajir di via Quaranta ne mancano all’appello almeno un centinaio» confida Farneti. E il conto è presto fatto: in quella struttura illegale - dove, tra l’altro, operava anche l’attuale direttrice scolastica della scuola araba di via Ventura - c’erano quattrocento bambini: di questi «sessanta sono, attualmente, iscritti qui, un’ottantina frequentano le scuole pubbliche e una quarantina sono invece in Egitto al seguito delle loro famiglie». Il resto? «C’è una fetta che ha scelto la strada dell’“istruzione paterna” - come previsto dall’ordinamento scolastico italiano - e c’è un buco nero di almeno cento tra bambini e bambine che sono come volatilizzati». Verbo che si concretizza, secondo Farneti, in scantinati o locali dove, come in via Quaranta, non si insegnano le divisioni a due cifre bensì si pratica un’educazione fondamentalista. Un replay della non-scuola spalmata nella periferia cittadina - da Quarto Oggiaro a via Padova - dove non si ride, non si disegna e non si canta ma si ripetono pedissequamente le sure del Corano. Metodo d’apprendimento, diciamo, mnemonico.
Non-luoghi che, naturalmente, Farneti non è in grado di indicare: «Nascono tra gruppi familiari che non hanno scelto di seguire la nostra strada, questa sfida di via Ventura di una scuola laica». E anche le quarantacinque famiglie che hanno «scelto la sfida di via Ventura» ignorano dove siano localizzate queste madrasse: «Noi siamo qui» è il leit motiv che ripetono all’unisono i genitori di quei bambini che, ricordiamo, sino alla chiusura frequentavano la «non» scuola islamica di via Quaranta, dove le cronache riportarono «di ragazzi che ostentavano il distintivo con la foto di Bin Laden» e dove «insegnavano che gli israeliani sono tutti terroristi».


Figli di un mondo fondamentalista che, adesso, si ritrova in qualche scantinato in giro per la città. E su questo c’è già l’occhio puntato dell’autorità giudiziaria. Ma di questo, Farneti, garantisce «non so niente»: «So che ci sono in qualche angolo di Milano e so che non è quella la strada giusta».

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