A Milano i «bamboccioni» lavorano prima

Più «bamboccioni» ma comunque più «svegli» dei giovani nel resto d’Italia. Con il passare delle generazioni a Milano si entra nel mondo del lavoro quasi tre anni dopo: se l’età media con cui gli imprenditori e i lavoratori milanesi over 40 hanno iniziato a lavorare (anche saltuariamente) è tra i diciotto e i 19 anni, per i loro figli l’età media sale a 21 anni e mezzo. Ma non si diventa pienamente autonomi (per casa e stipendio) se non a trent’anni. Comunque, prima che nelle altre Regioni della penisola. È quanto emerge da un’indagine della Camera di commercio di Milano su circa 1.250 imprese e lavoratori milanesi realizzata lo scorso febbraio.
Rispetto al resto del Paese infatti, a Milano si inizia anche a lavorare prima, grazie alle maggiori opportunità lavorative, anche temporanee, che offre una grande città.

Ma se il confronto italiano dice (relativamente) bene ai giovani meneghini, le cose non sono così positive in un’ottica europea: per circa uno su tre degli intervistati in Europa si inizia a lavorare prima che a Milano (contro il sette per cento circa che vede Milano davanti), e per il 51,5% si diventa prima autonomi, contro appena il 4% degli intervistati secondo cui nel capoluogo lombardo siano diffuse possibilità di autonomia in giovane età, più che in Europa. Tra i giovanissimi, il lavoro temporaneo più diffuso è quello del commesso (25,5%), seguito dal cameriere (23%), dal volantinaggio (10,2%) e le lezioni private per il 4,9%.