Milano isola Gianfranco: nessuno lo segue

Milano isola Gianfranco: nessuno lo segue

MilanoC’erano consiglieri comunali, regionali e provinciali. Qualche assessore e politici vari. Una riunione non particolarmente concitata per decidere che in Lombardia «gruppi autonomi» non ne nasceranno. Alla fine tutti d’accordo: se terremoto ci dovrà essere nel Pdl, l’epicentro non sarà certamente a Milano. Questo è il feudo del coordinatore nazionale Ignazio La Russa e roccaforte di Gianni Alemanno. Qui è nata Fi e qui dal predellino di piazza San Babila Silvio Berlusconi ha annunciato la nascita del partito unico. Chiaro che anche la sola ipotesi di una scissione farebbe notizia. Prudenti, fin dalla prima ora, i fedelissimi del presidente della Camera. Come l’eurodeputato Cristiana Muscardini, il senatore Giuseppe Valditara o l’ex deputato e oggi assessore in Comune Giampaolo Landi di Chiavenna pronti a chiedere un po’ più di spazio per i temi della destra all’interno del partito, ma altrettanto convinti di voler lavorare all’interno del Pdl e contrari a qualsiasi ipotesi di scissione.
Qualche movimento, invece, era stato segnalato a Palazzo Isimbardi, la sede della Provincia guidata da Guido Podestà che è anche coordinatore regionale del partito. Qualche malumore da quelle parti. Anche perché in Lombardia sono avviate le trattative per il Formigoni IV, la nuova giunta regionale con anime diverse e diverse correnti al lavoro col bilancino. E così la notizia che un consigliere chieda informazioni per la costituzione di un nuovo gruppo, magari il Pdl-Italia evocato in questi giorni a Roma dai colonnelli finiani, crea più che semplice curiosità. «Non ho intenzione di formare nessun nuovo gruppo», assicura Gianni Stornaiuolo ’o filosofo, politico navigato e uomo vicino al coordinatore nazionale Ignazio La Russa. Anche perché per poterlo fare, i «dissidenti» dovrebbero essere almeno in tre. E mancano i compagni di viaggio. Ipotesi alternativa sarebbe creare un «gruppo misto». Ma anche queste, assicura Stornaiuolo, sono solo voci. «Nessuno - racconta - nella riunione dell’altra sera ha detto che andrà con Fini». Che al momento in Lombardia non può contare sul benché minimo seguito. «E poi io i voti dove vado a prenderli», sbotta un colonnello di Alemanno che l’anno prossimo correrà per il Comune.
Anche se qualche malumore serpeggia. «Io non seguirò mai Fini - spiega un ex assessore di peso e politico di lungo corso prima Msi e poi An -. Ma certo che qualcuno nel Pdl la destra la dovrà pur rappresentare. Basta con quelli dei nostri che sono costretti a votare Lega per disperazione. È possibile che dobbiamo sentirci fare lezioni di politica sociale dal ministro Sacconi? E noi che fine abbiamo fatto?».

La soluzione? Non certo seguire il presidente della Camera. «Anzi - attacca un alto dirigente del partito - se continua così andiamo subito alle elezioni. Non dobbiamo lasciargli il tempo di organizzarsi. Non fa più parte del nostro partito. Abbia il coraggio di uscire».

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