«Milano merita»... la chiusura La Giudice si intruppa con Fli

Tutto come previsto. La venticinquenne Sara Giudice costringe all’eutanasia la lista «Milano merita» con cui aveva promesso di candidarsi a sindaco di Milano sfidando Letizia Moratti e approda al Terzo polo di finiani, casiniani e rutelliani. Un’allegra compagnia che attendeva da tempo l’arrivo della pasionaria del centrodestra, gettonatissima nei talk dei conduttori tivù con il cuore a sinistra e il portafoglio a destra. Lì lei savonaroleggia sulla decadenza dei tempi moderni. Tanto da scegliere lo scrittore e sessuologo Willy Pasini per guidare la sua lista con la promessa di un posto in giunta. «Pasini sarà il nostro assessore ai servizi sociali e alla salute - prometteva la Giudice ai simpatizzanti, ma soprattutto a lui prima di lasciarsi andare alla battuta trucidona - E poi di un sessuologo c’è bisogno, di questi tempi». Sottobraccio, come sempre, i fogli con le firme raccolte per far dimettere la consigliera regionale Nicole Minetti. Pasini ricambiava sparandola grossa. «Sono stato captato dall’energia pulita che Sara rappresenta - tubava - È la Giovanna d’Arco italiana e per rompere la rassegnazione che ci circonda c’è bisogno di quest’energia». Promettendo che mai e poi mai si sarebbe rinunciato a correre da soli per un’alleanza. Non è andata così. La coppia è scoppiata ancor prima della convivenza. E la Giudice s’è rifugiata tra le braccia di Manfredi Palmeri. Ancora non di Fli. Ci sta pensando. «Sara Giudice - si tradisce il coordinatore regionale di Fli Giuseppe Valditara - ha condiviso la nostra battaglia partita a Roma per una politica più pulita: lei è un tassello di un grande progetto politico di rinnovamento». Cala come un avvoltoio anche il vicepresidente del partito Italo Bocchino: «La scelta di Sara Giudice evidenzia l’impossibilità di sostenere una posizione dissenziente all’interno del Pdl». E lei spiega di credere «in questa nuova alleanza per il merito, mi è stato assicurato che le istanze per le quali mi sono battuta in questi mesi saranno la punta di diamante del programma elettorale».


Non passa con Fli Roberto Jonghi Lavarini, il presidente del comitato Destra per Milano. Il suo annuncio era solo un pesce d’aprile. Ma per qualche ore ha messo in agitazione il mondo dell’ultradestra milanese. Se ne sarebbe anche fatto a meno.

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