A Milano più cavalli che in Camargue? Quasi quasi verrebbe da pensare di sì se, come è vero, nella sola zona di San Siro ci sono ben 22 società tra maneggi e scuderie in cui vivono e lavorano centinaia di quadrupedi. Che i milanesi stravedano per i cavalli, del resto, non è una novità: nei corral dellimmediata periferia prende sempre più piede la monta western che insegna la cavalcata alla maniera di Tex in sella ai docili e robusti «Quarter horses», i cavalli da lavoro dei cow boys. Ma risultano in aumento anche gli appassionati di trekking a cavallo iscritti allEngea (Ente nazionale guide equestri ambientali).
Del resto Milano ama a tal punto gli equini che allingresso dellippodromo, dal settembre del 1999, fa bella mostra un destriero in bronzo unico nel suo genere che è alto otto metri ed è ispirato a un progetto incompiuto di Leonardo. Un amore che salta allocchio anche sfogliando le riviste specializzate, dove si trovano sempre più inserzioni di giovani milanesi che si offrono a maneggi e scuderie come collaboratori, istruttori o semplici groom, garzoni di stalla. Poteva mancare una scuola per maniscalchi? Certo che no. Ecco dunque operativa nella città dei Navigli laccademia per chi vuol fare di questa arte il proprio mestiere o anche solo per chi ama i quadrupedi e vuole sapere tutto sul binomio zoccolo-ferro. Si chiama Scuola di Mascalcia Naturale e opera presso la Clinica Veterinaria San Siro, in via Lampugnano 99 (tel. 02 48 202 739).
«Naturale - dice Piermario Giongo, veterinario e coordinatore dei corsi - perché il maniscalco dovrebbe anzitutto creare un approccio dolce col cavallo, allo scopo di ridurre il più possibile gli effetti della ferratura che è pur sempre unazione traumatica. Per questo è necessario conoscere bene lanatomia e la fisiologia del piede equino oltre alla psicologia del quadrupede». Piermario Giongo, che è direttore della clinica veterinaria e ricercatore impegnato nel campo della podologia equina, è affiancato nellinsegnamento da Vasco Cattafesta, maniscalco da due generazioni e apprezzato artigiano soprattutto nelle scuderie di San Siro.
La scuola organizza periodici corsi full immersion a numero chiuso (non più di 12 persone) suddivisi in quattro livelli della durata di due giorni ciascuno. Ma nessuno pensi che da qui esca il classico personaggio annerito dal carbone e dal fuoco che batte tutto sudato su unincudine fumigante: oggi il camice bianco dello specialista prende il posto dellampio grembiulone in cuoio del fabbro ferraio di un tempo. In via Lampugnano si imparano cose come ribassare uno zoccolo limitando gli interventi allasportazione delle parti in eccesso; la biomeccanica delle andature del cavallo; le patologie del piede; la ferratura a caldo e, da ultimo, la creazione e la forgiatura dei ferri più adatti a ciascun esemplare. Frequentatori più assidui: gli amanti del trekking a cavallo e semplici appassionati, non necessariamente proprietari. Assenti quasi del tutto gli addetti di scuderia professionali che qui avrebbero occasione di perfezionare le loro tecniche. «La cosa è preoccupante - svela Giongo -. Molti di questi artigiani non sentono il bisogno di frequentare una scuola perché ignorano il binomio piede sano-cavallo sano. E dire - prosegue - che una ferratura sbagliata può limitare o addirittura alterare la funzionalità dello zoccolo equino, causando gravi malattie allanimale».
Un mestiere affascinante e complesso, insomma, che però subisce un progressivo e inspiegabile abbandono: se i possessori di cavalli sono sempre di più - stime attendibili svelano che sarebbero circa un milione in tutta Italia - le scuole di ferratura di una certa importanza risultano ridotte allosso. «Oltre a questa - conclude Piermario Giongo - sopravvive solo la scuola di mascalcia dellEsercito che ha sede a Grosseto».
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