A Milano Penati vince per 2mila voti La Lega: «Comune a rischio nel 2011»

ANALISI I democratici convinti: «Moratti bocciata». Il vicesindaco: «Impossibile dare una lettura politica»

A Milano Penati vince per 2mila voti La Lega: «Comune a rischio nel 2011»

Meno di 1.800 voti su 451mila. Un’inezia pari allo 0,39 per cento. Ma è quanto basta per aprire un «caso politico» in città, almeno secondo il Pd. Per 1.754 voti Filippo Penati ha superato Guido Podestà nei collegi del Comune di Milano, e per la sinistra il messaggio politico è questo: «Gli elettori - lo dice il capogruppo Pierfrancesco Majorino - hanno bocciato il sindaco Letizia Moratti e la sua amministrazione». L’analisi va per la maggiore in un partito in cerca di consolazioni, ma trova una sponda anche nella Lega.
La lettura - questo è oggettivo - poggia su assunto numerico che politicamente è precario: quella manciata di schede in un mare di astensioni. Lo riconosce anche Luigi Baruffi dell’Udc: «Il ballottaggio sovverte ogni regola». Alle urne è andato meno di un milanese su due. Su circa un milione di aventi diritto quasi 600mila si sono tenuti alla larga dai seggi: affluenza al 45,2 per cento dunque. Quasi 200mila astensioni in più rispetto al primo turno, quando il dato era al 63,6 per cento.
È quello che rileva il vicesindaco Riccardo De Corato: «A Milano non ha vinto Penati, ha vinto l’astensione. Su quello Penati puntava per ripetere il 2004, quando prevalse grazie alla bassa affluenza. Stavolta è stata anche inferiore. Non c’è alcuna lettura politica, la sinistra non si illuda, il dato è quello del primo turno». «La Moratti si è molto esposta - incalza Majorino - è lei la vera sconfitta». Marilena Adamo, che lo ha preceduto come capogruppo dei Ds a Palazzo Marino, allarga il discorso: «Emotivamente il voto di Milano mi amareggia ancor di più, visto il risultato finale, ma politicamente è chiaro. Un giudizio negativo per il sindaco, e un’inversione di tendenza politica». Ci crede e non ci crede Daniele Farina, ex Rifondazione, oggi con Nichi Vendola, ma al fianco di Penati: «Vince di un soffio con un’affluenza molto bassa, ma sì, il voto è implicitamente negativo per la “politica dello struzzo” del Comune, e premia la riconoscibilità di Penati. Anche molti di quelli che hanno scelto Gatti al primo turno lo hanno votato, per fermare il centrodestra, che al primo turno si è confermato solida maggioranza anche a Milano».
A due anni dalle Comunali tanto basta, secondo Roberto Caputo, per candidare Penati a Palazzo Marino. Proposta su cui i colleghi del Pd però frenano: «È prematuro», «decideranno le primarie». Parla di un «campanello d’allarme» Matteo Salvini, capogruppo della Lega in Comune: «I dati devono preoccuparci. Dobbiamo cambiare per non perdere il Comune fra due anni. La squadra e il suo regista, il sindaco, devono uscire dai palazzi e tornare in mezzo alla gente, nei mercati, nei quartieri. La gente ti vota se ti vede e ti tocca». De Corato spegne false speranze e scetticismi: «Ogni tanto la sinistra si illude, poi prende delle sonore legnate.

Le prenderà anche fra due anni. I ballottaggi danno un’idea falsata dei rapporti di forza. Per poco, ma la sinistra perde anche questo baluardo. Intanto si lecchino le ferite, fra due anni ci divertiremo un’altra volta».

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