Milano pronta a vivere una settimana ovale

Vedere da vicino come è fatto un All Black. Sentire raccontare in teatro le storie del rugby. Vedere la maglia della nazionale di rugby di Tahiti, che ha giocato una volta sola. Alla fine vedere San Siro con dentro ottantamila persone - senza barriere, steward, poliziotti - che tifano Italia o Nuova Zelanda prendendosi a pacche sulle spalle. E sperare che quando tutto sarà finito, il prato di San Siro rizollato e restituito ai minuetti del calcio, gli All Blacks ripartiti per il loro giro del mondo, qualcosa a Milano rimanga incollata addosso, che una breccia a forma di pallone ovale si apra nel muro dell’indifferenza.
La settimana più ovale della storia milanese si apre ufficialmente lunedì, ma in realtà è iniziata già da un pezzo: eh sì, perché sabato prossimo, nel pomeriggio al Meazza, a vedere il test match tra Italia e Nuova Zelanda ci saranno - insieme agli appassionati grandi e piccoli in arrivo da tutta Italia e dall’estero - anche ragazzi e adulti che una partita di rugby non l’hanno mai vista in tutta la loro vita, e che si sono fatti tirare dentro nell’ultimo mese, quando nelle scuole della città e dell’hinterland hanno iniziato a viaggiare ambasciatori illustri o sconosciuti della religione della meta e del placcaggio.
Ma anche i prossimi giorni saranno densi di iniziative. C’è un programma ufficiale, ovviamente. Ma c’è anche un movimento «spontaneo» di amichevoli, terzi tempi, surprise party, piccoli tornei di vecchi e di giovani rugbisti che precederanno e seguiranno il test match qua e là per la metropoli, e che da giorni affollano il passaparola di internet.
Del programma ufficiale fa parte l’incontro ravvicinato - mercoledì mattina all’Arena - tra i campioni neozelandesi e i ragazzi delle scuole medie che hanno partecipato al concorso «Scuole in meta», e sarà interessante vedere che effetto farà a un dodicenne di Affori o del Gratosoglio trovarsi a tiro di Richie McCaw o Neemia Tialata, esseri superiori che sembrano costruiti apposta per smentire il primo comandamento «il rugby è uno sport per tutti». E invece è davvero così, perché c’è il rugby dei mostri ma anche quello della gente normale, e lo dimostreranno i ragazzini delle squadre milanesi che sabato si affronteranno prima di Italia-Nuova Zelanda sul prato di San Siro.
Quasi impossibile tenere il conto delle iniziative collaterali. Ma ce ne sono un paio da non perdere. Una è la mostra di maglie da rugby storiche - le maglie di una volta, quando le maglie erano di cotonaccio duro, pronte ad assorbire sudore e sangue, e non aridi capi sintetici ad alta prestazione - che un collezionista romano presterà da mercoledì a domenica all’hotel Exedra di corso Matteotti.

La seconda si chiama «Rugby Blues», e sono i monologhi che Biagio Vinella, rugbista e attore, dall’11 al 13 porterà in scena al Teatro della Memoria, in via Cucchiari: per raccontare che, a sorpresa, il rugby può essere anche malinconia.

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