«Milano raccoglierà le opere Expo: può alzare il budget»

Quelle del sindaco Giuliano Pisapia? «Affermazioni del tutto gratuite, doveva informarsi meglio prima di aprire una polemica stupida». E se la Provincia oggi chiude i rubinetti ad Expo è «perchè dall’ex presidente Pd Filippo Penati abbiamo ereditato una scelta megalomane che non poteva durare a lungo». É stato «eccessivo farsi carico del 10% delle quote con un bilancio che è un ottavo del Comune e un trentesimo della Regione. Almeno avesse coinvolto allora le altre Province lombarde e limitrofe». Il presidente della Provincia Guido Podestà è un fiume in piena. Impegnato in missione istituzionale, oggi non incrocerà il sindaco al Tavolo Lombardia convocato da Formigoni in Regione per fare il punto sulle infrastrutture per Expo 2015. E sui ritardi in corso, l’ultima incognita riguarda la linea M4. Presenti (tra gli altri) il ministro ai Beni culturali Lorenzo Ornaghi, il prefetto di Milano, i sindaci di Rho e Pero, gli assessori provinciali Altitonante e Stancari e della Regione Cattaneo, Anci Lombardia, i vertici di Expo spa e AreXpo. Non è all’ordine del giorno, ma terrà banco (inevitabilmente) a margine la scelta ufficializzata due giorni fa dalla Provincia di abbassare dal 10 al 2% la partecipazione nella società di gestione. Con un taglio da 10 a 2 milioni di euro al budget di Expo spa: il cda convocato giovedì dovrà trovare una via d’uscita. Il governatore Roberto Formigoni, commissario generale, non nasconde che il problema è grave e insiste sulla ricerca di soci privati per coprire la quota di Palazzo Isimbardi. Pisapia, prima delle soluzioni la lanciato polemiche: «Quella della Provincia è una scelta unilaterale e inaccettabile». Podestà le ha rispedite subito al mittente. E ieri ha ribadito, «ho scritto non meno di 10 lettere ai soci e al governo, l’ultima una settimana fa, per anticipare il rischio. La nostra partecipazione era disequilibrata dall’inizio, l’ex presidente Penati nel 2009 avrebbe almeno dovuto coinvolgere le altre Province lombarde o limitrofe, penso a Novara o Piacenza, con piccole quote. Ora coi chiari di luna del bilancio è impossibile chiedere aiuto al pubblico, bisogna ricorrere a soci privati, e la Fiera potrebbe avere interesse. O possono alzare il budget Comune e Camera di commercio» che hanno il 20 e 10%.
Palazzo Marino, già costretto a vendersi i gioielli di famiglia per far quadrare il bilancio? Intanto, Podestà rilancia al governo la necessità di una revisione degli impegni di ognuno. Chi verrà in Italia per Expo visiterà anche Firenze, Roma, Venezia. Le spese degli enti locali sulle opere vanno escluse dal Patto di stabilità o dovremmo rinunciare ad esempio a lavori anti-amianto nelle scuole». E puntualizza che «gli oneri e l’infrastrutturazione dell’area dopo Expo andranno a vantaggio esclusivo del Comune di Milano e della società Arexpo. Chi in futuro avrà più mezzi e vantaggi può affrontare costi più alti di noi che avremo solo oneri».

Con un budget di 2 milioni «balla» la poltrona nel cda? Podestà lo esclude, «non partecipiamo solo con il 2% in Expo spa ma con grandi opere come Tem, Pedemontana, Brebemi. Se ci chiedessero di uscire potremmo anche pensare di ridurre ulteriormente le quote».

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