A Milano riflettori ancora puntati sulla vicenda relativa ai bond della compagnia riacquistati e poi rimborsati anticipatamente. La sentenza è attesa per il 9 ottobre Unipol, la Procura chiede sei mesi di carcere Consorte, Sacchetti e Gnutti, definiti da

Un difensore: «Sorpreso dalla richiesta di blocco di 50 milioni di euro»

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Per la prima volta il pool delle inchieste finanziarie meneghine (Parmalat, Antonveneta, Rcs, Bnl e all’orizzonte Telecom) di Francesco Greco ed Eugenio Fusco sale sul banco della verità. Sei mesi di carcere e 300mila euro di multa è la pena chiesta al giudice monocratico Elisabetta Mayer al primo processo di insider trading con tre imputati eccellenti: Giovanni Consorte, ex presidente di Unipol, il suo braccio destro Ivano Sacchetti, alla sbarra proprio in qualità di amministratori, e il bresciano Chicco Gnutti. Ovvero, «Il gatto, la volpe» e l’imprenditore amico, per ripetere le parole scelte da Fusco nella requisitoria. Ovvero, tre attori consumati della finanza allegra nostrana, protagonisti delle telenovelas estive tra intercettazioni, scalate mancate, patti segreti e maxi-consulenze ovviamente estero su estero. Tutto ciò prima che un avvocato accreditato come Guido Rossi bussasse in Procura, spianando i sogni, la grandeur lodigiana, giochi e cordate occulte.
Così, mentre ai giudici di Roma Stefano Ricucci da giorni continua a «dire e non dire» su Rcs, non soddisfacendo chi fuori dal Tribunale vuole e già dipinge Berlusconi come gran regista dell’assalto a via Solferino, a Milano si chiudono gli ultimi conti in sospeso. Per poi rilanciare le indagini come ha in agenda proprio Greco, che ieri pomeriggio si è confrontato con Giulia Perrotti e lo stesso Fusco. Tre gli appuntamenti previsti: l’incidente probatorio della coppia Fiorani-Boni su Antonveneta e relativo avviso, conclusione indagini con stralcio e quindi questo processo per insider. Dopo, sperano gli inquirenti, il fronte Bnl riprenderà slancio, recuperando il ritmo dell’estate scorsa.
La storia della speculazione truccata è relativamente semplice. Per l’accusa in una manciata di giorni, tra il dicembre 2001 e il gennaio 2002, Consorte & Sacchetti ricomprarono dei bond Unipol per circa 100 milioni di euro, bond che poi il Consiglio di amministrazione della stessa società, un mese dopo, decise di rimborsare anticipatamente facendone crescere il valore. Per la Procura i tre sapevano i dettagli di questo piano, drogando quindi il mercato. I manager di Unipol hanno fatto risparmiare il gruppo di via Stalingrado nel riacquisto dei propri bond a prezzi più bassi, mentre Gnutti fece plusvalenze in proprio. «Erano tutti amici - sottolinea il Pm - Consorte e Sacchetti operavano strutturalmente insieme e si potevano definire una sorta di “gatto e volpe”, con Consorte che disegnava le grandi strategie e Sacchetti che spesso le metteva in pratica». Da qui la richiesta di pena con una multa da record visto che «questi i soldi - sibila Fusco in aula - li hanno».
Mentre la sentenza è attesa per il 9 ottobre, il microfono passa ora alle difese. Che già alzano gli scudi sui diversi fronti d’indagine aperti.

A iniziare dal sequestro chiesto sempre dal pool milanese per i 50 milioni di euro dell’operazione Mentor-Telecom: «Sono sorpreso - reagisce il professor Filippo Sgubbi, difensore di Consorte -, non capisco quale sia il fatto che ha determinato la richiesta da parte della procura».
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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