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Milano, rischiata la strage Kamikaze in caserma si fa esplodere: è grave

Il libico Mohammed Game con una bomba alla Santa Barbara. Carabiniere colpito da scheggia (guarda il video). La moschea di viale Jenner: "Veniva a pregare da noi"

Milano, rischiata la strage 
Kamikaze in caserma 
si fa esplodere: è grave

Milano - Qualche frase in arabo davanti alla guardiola. Poi si è fatto saltare in aria nella caserma Santa Barbara di piazza Perrucchetti, in zona San Siro. Mohammed Game, libico di 35 anni, si è ferito a una mano con l'ordigno e nella deflagrazione è rimasto ferito anche un militare. Il libico, da quanto è stato ricostruito, si è avvicinato al passo carraio della caserma, la più grande di Milano. Approfittando dell’ingresso di una Punto nel piazzale ha oltrepassato la sbarra d’accesso alla caserma. É stato in questo momento puntato dai militari di guardia che lo hanno bloccato sotto il tiro delle armi di ordinanza. Febbrile lo scambio di battute tra militari e l’attentatore, poi alcune urla in arabo e l’esplosione di un ordigno rudimentale nascosto in una cassetta degli attrezzi. L’uomo nell’esplosione ha perso la mano ed è rimasto gravemente ferito al volto.

Interrogata la convivente Sarebbe stata interrogata la convivente del 35enne libico che questa mattina ha fatto esplodere un ordigno davanti alla caserma Santa Barbara. Il libico, sulla cui identità sono in corso ulteriori accertamenti, risulta comunque incensurato e padre di una figlia che ha avuto da una donna italiana con la quale non risulta essere sposato. In tarda mattinata uomini della Digos si sono recati nella casa dove vive, pare da solo, in cerca di ulteriori elementi su di lui e sulle sue eventuali finalità terroristiche. Il luogo, ovviamente, è coperto dal massimo riserbo, ma non dovrebbe essere molto distante dalla caserma, che si trova nella zona sud-ovest del capoluogo lombardo.

L'attentatore Sarebbe giunto in treno da Napoli l’attentatore: in tasca aveva ancora il biglietto. Secondo i primi accertamenti l’uomo sarebbe arrivato ieri e avrebbe quindi trascorso la notte a Milano prima di recarsi alla caserma. Secondo altre indiscrezioni il 35enne era regolarmente in Italia e non aveva segnalazioni legate al terrorismo. L’attentatore è ricoverato al Fatebenefratelli: è stata necessaria l'amputazione della mano destra, ha perso la vista da entrambi gli occhi e ha riportato gravi ustioni al volto. L’uomo è piantonato nel reparto rianimazione da molti poliziotti e carabinieri.

Due kg di esplosivo C’erano circa due chili di esplosivo artigianale nella cassetta degli attrezzi del 35enne libico. Solo una parte dell’esplosivo è esplosa altrimenti la potenza dell’esplosione sarebbe stata tale da far crollare l’ingresso della caserma. Fonti ben informate che al momento non confermano che l’attentatore abbia gridato "via dall’Afghanistan", mentre sembra che l’uomo abbia detto ai militari di guardia "sono un cittadino libico". Sembra invece privo di fondamento ciò che hanno testimoniato alcuni testimoni, che hanno riferito che pochi istanti dopo l’esplosione i militari del corpo di guardia (presumibilmente quattro più un ufficiale) abbiano sparato contro l’uomo.

Rischiata la strage La tragedia è stata evitata grazie al valore dei militari. È quanto sostiene il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato. Secondo De Corato l’ordigno era potenzialmente pericoloso. "L’attentatore aveva due chili di esplosivo, evidentemente non era un esperto. La bravura dei militari è stata fondamentale, se solo fosse andato avanti qualche metro ci sarebbero state delle vittime". Il vicesindaco esprime la sua "solidarietà all’esercito italiano, al militare ferito e alla caserma che rappresenta un simbolo importante per Milano". La caserma Santa Barbara di piazzale Perrucchetti ospita infatti gli uomini dell’operazione Strade sicure. "È il primo attentato contro le forze armate a Milano" sottolinea De Corato. Che avverte: "Da ora in poi bisogna tenere alta la guardia".

Il carabiniere Il carabiniere ferito si chiama Guido La Veneziana ed è un caporale di 20 anni del primo regimento Trasmissioni. Il militare è stato colpito di rimbalzo e le sue condizioni non destano preoccupazioni. 

Rilievi della Digos e dei magistrati Sono in pieno svolgimento, con i rilievi della scientifica e degli artificieri, le operazioni di accertamento della dinamica dell’attentato. Sul posto, tra i numerosi funzionari dirigenti e ufficiali di polizia, carabinieri ed esercito, oltre al procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro, coordinatore del pool antiterrorismo, il questore, Vincenzo Indolfi, il comandante provinciale dell’arma dei carabinieri, colonnello Sergio Pascali e il comandante della polizia locale, Tullio Mastrangelo. In particolare, oltre ai rilievi della scientifica, gli uomini della Digos e del nucleo informativo dei carabinieri, in collaborazione con i più alti ufficiali del presidio militare, stanno ricostruendo la dinamica e soprattutto sentendo le testimonianze del ferito e degli altri militari presenti al momento dello scoppio.

Rutelli: "Luogo segnalato" "In attività investigative di alcune settimane fa erano state colte conversazioni che concernevano una caserma che veniva identificata come caserma Perucchetti". Lo ha detto, a proposito dell’attentato di stamane a Milano, il presidente del Copasir Francesco Rutelli a Radio24. Rutelli ha detto che "sembra un atto isolato" e che l’individuo "qualcuno dice un libico, certo non è un comunitario" è "entrato con esplosivo non di alta quantità". La natura dell’evento, ha aggiunto, "è tutta da comprendere" così come la dinamica dell’esplosizione, visto che la valigia "o è esplosa o è stata fatta esplodere".

Smentita di Spataro "La caserma di via Perrucchetti non è mai stata nominata in tutte le indagini milanesi" sul terrorismo islamico. Lo ha affermato il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro sostenendo che la caserma non è mai stata citata in alcuna intercettazione come obiettivo di presunti attentati di matrice islamica. "Posso dire con certezza - ha sottolineato Spataro - che escludiamo che ci sia mai arrivata una notizia da qualsiasi fonte preannunciante progetti di attentato ai danni di quella caserma". 

La telefonata "Evitiamo polemiche sul nulla a proposito dell’attentato di stamattina a Milano, tanto meno tra il Copasir e gli inquirenti milanes" dice Rutelli, sottolineando che "a questo proposito ho appena avuto un’ottima conversazione con Spataro. Come è noto - prosegue Rutelli - in una indagine emersa 10 mesi fa, le cui risultanze sono pubbliche e furono, infatti, riportate da molti giornali, alcuni personaggi, poi arrestati, alludevano a progettualità ostili verso la stessa caserma Perrucchetti, dove si è realizzato l’attentato di stamattina". Episodi che dovrebbero essere "di natura e consistenza molto diverse e scollegati tra loro". E questo, conclude il presidente del Copasir, "è quanto ho detto sin da questa mattina". Dunque, "lasciamo lavorare inquirenti e forze dell’ordine che hanno un’altissima professionalità, non creiamo allarmi né polemiche inutili".

Gli 007: "Gesto isolato" Un gesto compiuto da un soggetto isolato, che non avrebbe alcun collegamento con cellule legate al terrorismo internazionale. È questo il quadro che, secondo fonti di intelligence, sta emergendo dalle prime indagini sull’attentato. L’uomo, sottolineano le fonti, aveva in Italia dei precedenti penali ma nulla che avesse a che fare con il terrorismo. Né risulta che il libico sia stato in contatto con soggetti dediti al proselitismo o al reclutamento di persone da mandare a combattere in Afghanistan e in Iraq. Così come, al momento, non sono emersi collegamenti tra l’attentatore e i marocchini arrestati un anno fa a Milano e accusati di preparate attentati nel nostro paese. "Allo stato - ripetono gli 007 - si tratta di un gesto isolato di una persona che non ha alcun precedente specifico". Quanto all’ordigno, sembrerebbe essere composto con esplosivo recuperato da grossi petardi anche se al momento gli artificieri sono ancora al lavoro.

Condanna del centro islamico "Qualsiasi tipo di violenza, di qualunque marchio essa sia, è condannabile. Noi, come comunità islamica, rifiutiamo nella maniera più assoluta, questi gesti". Il presidente del centro islamico di viale Jenner a Milano, Abdel Hamid Shaari, parla di Game come di "un libico che bazzicava un pò dappertutto, è venuto a pregare anche da noi, come migliaia di altre persone, ma non è che ci sia una conoscenza approfondita". Le ultime volte che Game è stato visto partecipare alla preghiera, "una ventina di giorni fa", ricorda ancora Shaari, è stato "per gli ultimi giorni del Ramadan, per la preghiera nottura, al teatro Ciak, ma c’erano migliaia di persone". Il presidente del centro di viale Jenner non ricorda se Mohammed Game frequentasse la moschea insieme alla moglie e ai figli: "Non so dire della moglie, a meno che non si fosse convertita, ma non mi risulta, non so nemmeno se venisse accompagnato dai figli, non so nulla della sua vita privata". Sebbene le motivazioni del gesto non siano ancora chiare, per Shaari si tratta in ogni caso di "un gesto incomprensibile, per l’Afghanistan poi...".

Maroni convoca il comitato per la sicurezza Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha convocato per domani, alle 19, il comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica. All’ordine del giorno la verifica delle iniziative antiterrorismo, anche alla luce dei recenti episodi nazionali e internazionali.

Al comitato prenderà parte anche il direttore del dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), prefetto Gianni De Gennaro.

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