Milano, la sinistra in imbarazzo sui lussi di "Mister Scala"

Pisapia in difficoltà incontra i sindacati e annuncia un taglio del 10% al super stipendio di Lissner. Le spese folli per il direttore all'ordine del giorno nel cda di lunedì

Milano, la sinistra  in imbarazzo sui lussi di "Mister Scala"

Molti acuti e qualche stecca nel colloquio tra Giuliano Pisapia, sindaco di Milano e presidente della Fondazione Scala, e i sindacalisti della Cgil, che hanno chiesto di vederlo dopo le notizie sullo stipendio del sovrintendente del teatro, Stéphane Lissner. «Dirigenza in stato confusionale» e «cifre sproporzionate» è il commento senza appello di Giancarlo Albori, segretario della Cgil Scala, dopo il faccia a faccia con il sindaco.

Inutile dire come l’attacco della Cgil metta in grave difficoltà personale e politica Giuliano Pisapia, che arriva da un passato vicino a Rifondazione comunista e che è entrato a palazzo Marino forte di una spinta della sinistra radicale. Adesso, il sindaco si trova in forte imbarazzo a giustificare l’emolumento al sovrintendente della Scala: un milione e cinquantamila euro l’anno è il costo di Lissner per il teatro, sovvenzionato in buona parte da fondi pubblici.

Per avere un termine di paragone, Carlo Fontana, storico sovrintendente della Scala dei tempi di Riccardo Muti, percepiva una retribuzione di 180mila euro, senza avere la casa come benefit, utilizzava l’auto di servizio del teatro e durante le trasferte godeva della medesima diaria prevista dal contratto dei dirigenti d’azienda. Lissner costa al teatro un milione e 50mila euro l’anno, tra la retribuzione fissa di 449mila euro (su cui si applicherebbe la decurtazione dello stipendio), la parte variabile di circa 155mila euro e i benefit, tra cui un appartamento in piazza del Carmine, luogo elegante e centrale della città, e la berlina che ha in dotazione. Inoltre, il contratto stipulato fino al 2017 prevede anche una sorta di buonuscita.

I bilanci della Scala sono in sofferenza. E nonostante tutto, il teatro rischia di chiudere in rosso, circostanza che metterebbe in discussione il contratto integrativo dei dipendenti. Per raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio, mancano 4,5 milioni di euro di entrate. Su tutto grava la situazione economica difficile non solo per il Piermarini ma per l’intera città e per tutto il Paese. Così, in un momento in cui il Comune di Milano si confronta con un bilancio di lacrime e sangue, lo stipendio del sovrintendente della Scala è un serio problema per Giuliano Pisapia, con risvolti anche etici.

La Cgil è sulle barricate. «Siamo rimasti stupefatti, non ne sapevamo nulla e non pensavamo che le retribuzioni fossero così alte» dice il sindacalista Albori dopo l’incontro, nel corso del quale è stato anche affrontato il tema del doppio incarico di Lissner, che è sovrintendente ma anche direttore artistico.

Lunedì prossimo è in calendario il consiglio d’amministrazione della Fondazione Scala. E certamente questi temi saranno all’ordine del giorno. Pisapia, preso in contropiede dalle polemiche, lascia intendere che per Lissner sia in vista una riduzione dello stipendio maggiore del 10% di cui si è parlato nelle ultime settimane. «L’attuale gestione ha già operato e continuerà ad operare per ridurre gli emolumenti previsti e per contenere e razionalizzare anche gli incentivi» annuncia il sindaco di Milano.

È da registrare una polemica tra Pisapia e l’ex vicesindaco, Riccardo De Corato, che ha chiesto «trasparenza» sugli stipendi di tutti i dipendenti della Scala. Il sindaco ha replicato che gli incentivi per Lissner «furono introdotti proprio quando a guidare la Fondazione Scala era l’amministrazione Pdl-Lega guidata da Letizia Moratti».

E De Corato a sua volta ha ribattuto difendendo l’operato della giunta di cui era vice sindaco: «Pisapia fa riferimento ad anni in cui erano ben lontani gli accenni di crisi ed eravamo molto lontani dalla crisi in cui si trova il Paese».

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