A Milano tutti in bicicletta dalle 10 alle 18

Milano si arrende. Dopo diciotto giorni consecutivi con il Pm10 oltre i limiti di legge (e una settimana di veleni e polemiche), rispolvera per dopodomani le domeniche a piedi. L’ultima volta era stata il 25 febbraio del 2007, e da giorni il Comune e la Regione ammettono che i blocchi totali del traffico sono inefficaci, paragonati al costo economico e sociale dell’operazione (ragion per cui non se ne facevano da due anni). Ma dopo le pressanti richieste di ambientalisti e «mamme antismog», il sindaco Letizia Moratti ha scelto di ritentare anche questa strada. Tutti a piedi dalle 10 alle 18, le deroghe verranno stabilite oggi con un’ordinanza, ma è già garantita la cura del corpo e dello spirito, «medici, infermieri e ministri del culto potranno circolare» ha anticipato. Assicurato anche il potenziamento dei mezzi pubblici, e potranno viaggiare mezzi ecologici, elettrici, a metano e gpl. L’emergenza smog non farà più sconti nemmeno a chi finora ha evitato di pagare l’Ecopass, il ticket d’ingresso in centro: da lunedì - e ogni volta che le polveri sottili sforeranno i limiti per 20 giorni di seguito - il Comune sospenderà la deroga ai diesel Euro4 senza filtro antiparticolato, fino a nuova comunicazione. Ossia, finché il Pm10 non rientrerà nella norma per un paio di giorni. Misura che il sindaco ieri ha concordato in un vertice a tre con il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, e l’assessore ai Trasporti della Provincia, Giovanni De Nicola. Di tutte le misure, è convinta la Moratti, «lo stop alle deroghe Ecopass è quella che darà maggiori risultati». Del resto, per una settimana ha ribadito che la via giusta è quella delle «misure strutturali», replicando anche al presidente Guido Podestà che sponsorizzava il weekend a targhe alterne. Sulle domeniche a piedi, la Regione questa volta ha lasciato mano libera ai sindaci: la faranno Milano e Bergamo, Varese invece ha optato per due fine settimana a targhe pari e dispari. «Non siamo i “baluba”, gli sprovveduti che non hanno incentivato il ricambio delle auto - replica agli ambientalisti e alla sinistra Formigoni -, negli ultimi anni abbiamo stanziato 104 milioni e altri 30 per il rinnovo delle caldaie inquinanti». Il blocco? «Un invito a riflettere sull’uso dei mezzi pubblici, delle biciclette e ad abbassare le temperature nelle case».
Il capogruppo milanese della Lega, Matteo Salvini, bolla il piano di contromisure come «un’aspirina per curare una broncopolmonite, chiediamo di osare di più». E conferma il referendum cittadino su targhe alterne e centro chiuso alle auto ai gazebo cittadini del Carroccio. Rispondono i dati in mano al Comune: l’ultimo blocco auto a Milano non ebbe gli effetti sperati: il giorno successivo le polveri calarono del 35%, ma restarono ben oltre la soglia di attenzione (89 microgrammi al metro cubo contro i 50 previsti dalla legge). Lo studio dice che in passato su 15 giornate di stop, undici hanno registrato valori medi inferiori al giorno prima, ma nella metà dei casi solo grazie alla pioggia o al forte vento. Senza condizioni meteo favorevoli, il calo è appena tra l’8 e il 29%. Ancora: l’8 febbraio 2004, domenica a piedi e Pm10 a quota 80 microgrammi; il 22 gennaio 2005 è addirittura aumentato.

Le targhe alterne? Tra il 15 e 18 febbraio 2005 hanno sortito il 2% in meno di concentrazione in quattro giorni, e sono costate a imprese e commercianti 75 milioni. «La salute non ha prezzo» alza le braccia il vicesindaco Riccardo De Corato. Ma pensando ai costi straordinari per vigili e tram, non gli rimane che affidarsi al cielo: «Speriamo che piova».

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