Milano Mezz’ora di follia, una cinquantina di nordafricani inferociti per la morte di un loro connazionale, ucciso da un sudamericano, devastano via Padova, periferia nord di Milano. Macchine rovesciate, negozi di latinoamericani assaltati, passanti malmenati e minacciati, fotografi inseguiti. Cogliendo del tutto impreparato il pur forte contingente di poliziotti, un centinaio circa, rimasti fermi per impedire ai giornalisti di avvicinarsi troppo al luogo del delitto. Ma quello che preoccupa ora è che nel quartiere scoppi la guerra delle diverse comunità.
Via Padova è una lunghissima arteria che parte da piazzale Loreto e arriva fino ai confini con Cologno Monzese, zona popolare, relativamente tranquilla. La trasformazione inizia alla fine degli anni ’90, quando la droga la incarognisce sempre di più. Tra il ’98 e il ’99 sale alla ribalta una piccola banda che terrorizza il quartiere con feroci assalti, in cui perderanno la vita un tabaccaio e un orefice. Nel frattempo comincia a salire la presenza di immigrati, soprattutto africani e sudamericani. Il tessuto sociale si degrada rapidamente, e i pochi italiani rimasti assistono quotidianamente a risse e spaccio.
Ieri la pazzia. Solo circa le 17 un paio di egiziani, Abdelgani di 18 anni e Ahmed di 19 anni attaccano briga sull’autobus con cinque sudamericani, sembra peruviani. Il litigio prosegue anche in strada, i latinos sembra abbiano chiesto rinforzi, di lì a poco arrivano altri connazionali. Spuntano le armi. Il diciannovenne vien colpito al torace da una lama di notevoli dimensioni, forse un machete, l’amico ferito più superficialmente. Colpito a un braccio anche un ivoriano di 21 anni che sembra abbia cercato di dividere i contendenti. Poi tutti scappano.
Alle 17.34 la segnalazione di un passante arriva al 118, l’allarme viene rilanciato alla polizia. Di lì a poco la strada è una bolgia. Mentre i soccorritori portano in ospedale i due feriti e la scientifica inizia i rilievi intorno al morto, arrivano decine di egiziani inferociti. La situazione scappa subito di mano alla questura, perché i nordafricani cercano di impedire agli investigatori di portar via i testimoni, poi pretendono l’immediata consegna del corpo della vittima, infine distruggono un bar frequentato da sudamericani. Solo alle 18.30 l’arrivo di una quarantina di agenti della celere calma gli animi.
Solo momentaneamente. Verso le 20 è ormai chiaro che molti connazionali della vittima intendono sfogare la loro rabbia. Una cinquantina si stacca dal gruppo per andare al vicino consolato egiziano, lasciando sul posto le forze dell’ordine a fare la guardia al morto. E appena svoltato l’angolo, scoppia la guerra. Tutte le auto incontrate nel loro cammino si ritrovano con i cristalli in frantumi o rovesciate. I teppisti minacciano chiunque si pari davanti, urlano che vogliono tagliare la gola ai sudamericani e nel frattempo spaccano le vetrate dei negozi. Un primo negozio sudamericano viene preso d’assalto e devastato. Dopo aver aggirato i poliziotti, sempre schierati «a presepe», risbucano in via Padova dove continua la devastazione. Altre macchine rovesciate, un secondo negozio latino preso d’assalto e devastato, con i poveri esercenti che cercano in qualche modo di ripararsi dalla furia. Passa una buona mezz’ora quando un mezzo della polizia imbocca via Padova e pone fine al delirio. La folla si disperde. Anche perché nel frattempo il cadavere è stato portato via.
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