«Sol chi non lascia eredità daffetti poca gioia ha dellurna». A quasi dieci anni dalla sua morte (lanniversario cadrà il 19 gennaio) si può affermare, parafrasando Foscolo, che Bettino Craxi da lassù non abbia di che essere scontento.
La «sua» Milano, dopo vari tentativi falliti, gli tributerà un omaggio dedicandogli una via o unaltra area pubblica. Il sindaco Letizia Moratti ha deciso di dare il via alle procedure dando mandato allufficio toponomastica del Comune e poi toccherà alla giunta deliberare.
Eppure l«eredità daffetti» di Craxi non è costituita solo dalla memoria di «uno dei maggiori statisti italiani del Novecento» come lo ha definito il pidiellino Osvaldo Napoli, ma anche dal ricordo del più noto protagonista di Tangentopoli, quel girone dantesco nel quale i protagonisti di quella stagione, da Francesco Saverio Borrelli ad Antonio Di Pietro, vorrebbero confinarlo per leternità senza possibilità di perdono o di remissione dei peccati.
Per il cattolico Pier Ferdinando Casini lespiazione è già terminata. «Credo che Craxi sia stato riabilitato nei fatti già prima della decisione della Moratti. Le vie dItalia non devono essere necessariamente dedicate ai santi: ha fatto errori ma ha avuto anche meriti», ha dichiarato riferendosi a quellomaggio istituzionale con la visita alla tomba di Hammamet quando era presidente della Camera. Ma il patrimonio storico condiviso dagli italiani è ancora troppo esiguo. E Antonio Di Pietro, svestita ormai la toga e indossato il laticlavio, continua ad avvelenare i pozzi della possibile pacificazione. Cercando di influenzare il presidente della Repubblica che il 19 gennaio riceverà al Quirinale i vertici della Fondazione Craxi, presieduta dalla figlia Stefania, sottosegretario agli Esteri. «Mi auguro che il presidente della Repubblica lo ricordi per quello che è stato: un politico, un presidente del Consiglio, un corrotto, un condannato, un latitante», ha commentato. Rincarando poi la dose sul proprio blog. «Chi altri poteva omaggiare un corrotto che, commettendo innumerevoli reati, ha rovinato sia la credibilità del Paese che quella delle istituzioni, se non proprio lui, Silvio Berlusconi? Tra simili si ritrovano», ha scritto.
Il gesto simbolico della Moratti, se effettivamente concretato (il capogruppo leghista in consiglio comunale Salvini ha già annunciato opposizione: «La proposta non passerà»), potrebbe chiudere unepoca fatta di «anni squallidi», per dirla con le parole del cognato ed ex sindaco di Milano Paolo Pillitteri. Ma la ciurmaglia che lanciò le monetine fuori dallHotel Raphäel è ancora facile allindignazione. Non solo nelle personalità ideologiche - lex procuratore Borrelli ritiene lintitolazione «indecorosa» - ma nei moderni epigoni come lalter ego dipietrista De Magistris che bolla lidea come «indecente».
Insomma lintima soddisfazione del riconoscimento postumo per i figli dellex premier Stefania e Bobo ha avuto comunque un sapore amaro, le speranze di «una pacificazione politica nazionale» probabilmente resteranno deluse. E per un ex socialista come il capogruppo Pdl, Fabrizio Cicchitto, il ricordo ha lasciato spazio allinvettiva. «Di Pietro e il suo partito sono la punta delliceberg di un grumo di inciviltà, odio e rozzezza del nostro sistema», ha tuonato invitando il Pd a distanziarsene. Ma il Partito democratico, preso comè dalle beghe per le Regionali, ha scelto il silenzio.
Milano vuole una via per Craxi? Di Pietro lo insulta pure da morto
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