In 10mila all'Arco per la pace "Milano ostello dei profughi"

Il sindaco: "Sono fratelli anche i russi invasi da Putin". Ma sotto il palco un gruppo di ucraini lo contesta

In 10mila all'Arco per la pace "Milano ostello dei profughi"

«Slava ukraini», gloria all'Ucraina è lo slogan che rimbomba durante la manifestazione bipartisan per la pace organizzata ieri dal Consiglio comunale all'Arco della Pace, illuminato dalle 18 e per tutta la notte dei colori giallo e blu della bandiera ucraina. Il motto arriva forte dalle prime file, cittadini di origine ucrain. «Hands off from Ukraine», giù le mani dal nostro Paese è lo slogan sui cartelli, in alcuni c'è il volto a metà tra Putin e Hitler. Negli intervalli tra le letture di brani dell'Angelus del Papa o di «San Martino del Carso» di Ungaretti gli ucraini gridano «Putin assassino», «terrorista». E contestano il sindaco Beppe Sala quando durante il discorso dal palco dice che «da oltre 20 giorni la Russia ha invaso l'Ucraina e da più di 20 anni Putin ha invaso la Russia. É fondamentale capire questo, che anche i russi sono nostri fratelli. Di fronte al disastro che Putin sta imponendo al mondo vale la responsabilità personale e collettiva, non può esserci spazio per il desiderio di conquistare e avvilire un altro popolo. I partigiani non si sognavano di pensare o dire che attaccavano i tedeschi: dicevano che attaccavano i nazisti. Non c'è e non deve esserci un popolo nemico di un altro popolo». Ma gli ucraini sotto il palco lo contestano: «I russi non sono nostri fratelli».

Sono circa diecimila le persone che sotto all'Arco si stringono attorno al popolo bombardato dalla Russia con bandiere arcobaleno, italiane, dell'Ucraina. Niente bandiere di partito era stata la regola della vigilia ma ne compare qualcuna del Psi, e dal maxi-striscione «Milano. Sezione democratica» è stato eliminato il simbolo del Pd ma qualcuno storce il naso perchè è riconoscibile. Gli attori Federica Fracassi e Nino Guanciale si intervallano nella lettura dei testi, la folla ascolta «Russians» di Sting. «Per favore, non dimenticatevi di noi, non sappiamo quanto durerà la guerra prega al microfono Irina Liuz dell'associazione Ucraina Più. E Sala durante il suo intervento assicura: «Non sappiamo quanto tempo durerà questa tragedia ma noi non smobiliteremo, faremo tutto quello che servirà». La pace «oggi più che mai deve essere un sogno concreto. - ribadisce -. C'è chi sta pensando ancora che l'umanità possa tollerare un continuo confronto competitivo. Si compete per conquistare territorio e si compete economicamente con sanzioni reciproche. Ma non è il mondo che vogliamo costruire. La pandemia ci ha mostrato plasticamente che i confini sono labili, i laboratori del pianeta hanno cooperato a uno sforzo di ricerca gigantesco, non possiamo più pensare di essere nella fase storica dell'amico-nemico. Almeno su questo enorme continente noi intendiamo non competere, ma cooperare. E Milano è la città che accoglie da sempre chiunque venga a vivere qui. L'Europa deve osservare quello che fa Milano, deve disporsi ad accogliere tutti coloro che vogliono venirci a vivere. Solo in Italia si stima che mezzo milione di persone dall'Ucraina cercheranno di trovare conforto. Sarà necessario aumentare la capacità di accoglienza». Sala cita Dante che diceva che «l'Italia è "di dolore ostello". Confermiamo: l'Italia e Milano è l'ostello dove possono trovare rifugio coloro che sono sottoposti a una prova tanto dolorosa». Chiude citando «Bella Ciao».

Sotto al palco tra gli altri Giulio Gallera, Marco Bestetti, Alessandro De Chirico di Forza Italia, nella delegazione della Lega Stefano Bolognini a Federica Zanella, Alessandro Verri, Deborah Giovanati, ci sono il capogruppo FdI Riccardo Truppo, Luca Bernardo (arrivato in monopattino), nella folta truppa Pd Filippo Barberis, Elena Buscemi, Barbara Pollastrini, Marco Granelli, per i Verdi Elena Grandi, Carlo Monguzzi, esponenti Anpi, Confcommecio, Acli. E le migliaia di milanesi che alzano i cartelli gialli e blu per un flash mob.

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