(...) Nel cortile l'Associazione La Cordata ha riunito piccoli artigiani e agricoltori che vendono direttamente al pubblico i loro prodotti. Pasta e riso, carne, frutta vengono portati tutti i giovedì pomeriggio e messi in vendita a fianco ai prodotti artigianali. Tra loro c'è anche Santo Tucci con i suoi oggetti e le sue sculture in vetro. Come ci sono le uova di quaglia che vengono prodotte dentro al carcere di Opera. Eppoi borse e portafogli di San Vittore. Tutti realizzati dai detenuti e commercializzati dalle associazioni che aiutano chi è in carcere a crearsi un lavoro. E a imparare così una professione che sa di futuro. Quello che Santo Tucci chiama un «ponte con la società».
«Ogni mattina quando mi alzo il mio primo pensiero è cosa posso realizzare. Cerco di trasferire questa passione anche ai miei compagni di pena. Specie ai più giovani che mi ricordano come ero a venti anni... Non so se ho avuto più fortuna o capacità, ma di certo oggi ho_questi strumenti che altri non hanno. Quello che vorrei davvero è che a nessun ragazzino possa succedere quello è successo a me. Entrare in carcere a 16 anni e restarci per quaranta».
E un detenuto pesante, Tucci. Su di lui ruota una escalation di reati che lo portano dal supercarcere di Voghera a San Vittore poi a Bollate. Sempre dentro. «Ero giovane, ho assimilato un modello di comportamento delinquenziale che mi ha creato una mentalità di conflitto continuo con le istituzioni. Mi sono formato attraverso modelli malavitosi, e a quel punto non è facile toglierseli di dosso. Le regole alla fine te le fai tu, e i tuoi amici. Non è stato semplice tirarmi fuori, vedere che com'era un'altra vita. E successo dopo molti anni, grazie all'incontro con la società civile. Attraverso le attività che venivano fatte in carcere ho conosciuto tanta brava gente. Sono stati come una goccia, un giorno dietro l'altro. All'inizio non mi accorgevo neppure. Poi all'improvviso tutte quelle gocce mi avevano riempito. Ed è stato come se mi avessero tolto le bende dagli occhi. Solo allora ho visto tutto il disastro della mia vita».
A fare da spartiacque tra il bene e il male, il vetro e i suoi colori. Prima dietro le sbarre poi da 4 anni fuori, con la realizzazione della cooperativa «Il Passo». «Il lavoro è fondamentale perché permette di aprire canali di comunicazione che accorciano le distanze con la società». E dire che è cominciato tutto per Caso, quando era nel supercarcere di Voghera. Un incontro durante un permesso premio con una signora che aveva una spilla di vetro. Rimase incantato. «Mi disse che l'aveva fatta lei, mi invitò nel suo laboratorio a imparare. Il permesso successivo fu il mio primo passo verso le vita».
Tucci imparò tutti i segreti della «tecnica tiffany» che prende il nome da Louis Comfort Tiffany, che all'inizio del Novecento iniziò a realizzare lampade in vetro colorato, e oggi i suoi lavori fanno bella mostra con molti alti prodotti, arrivati direttamente da diverse strutture penitenziarie. Come le uova di quaglia, 1.200 alla settimana raccolte da due detenuti che si prendono anche cura di un centinaio di quaglie allevate nel carcere di Opera. «Il mercato vuole essere proprio questo - spiega Michela Bellodi una delle organizzatrici della Cordata - Un'occasione per i lavori che vengono realizzati dai detenuti perché non è facile trovare un canale per venderli». Eppure quanto siano importanti lo spiega Carmelo Lino, volontario del Consorzio Cascina Nibai Cooperativa consortile, una realtà che opera con finalità sociali e che ha portato qui i suoi prodotti mescolati alle sue idde. «Crediamo nei valori umani, nella fraternità e nella possibilità di affermarli attraverso l'impegno lavorativo».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.