Adesso Pisapia boccia Pisapia: «Ai lombardi serve un moderato»

Il candidato ideale per la Regione? «Uno diverso da me». Giuliano Pisapia ammette che il modello Milano non è replicabile in Lombardia. Se il centrosinistra vuole avere chance, «deve puntare su una figura più moderata» per intercettare i delusi del centrodestra «ormai imploso». E «dalle valli bergamasche alla Valtellina, non voterebbero mai un candidato connotato dalla sinistra come ero io». Il sindaco ospite ieri a «Otto e mezzo» su La7 smaltisce il rifiuto di Umberto Ambrosoli alle regionali. Aveva fatto pressing fino a sabato sera sull'avvocato.
«Nessun ripensamento, non mi candido» ha ribadito ieri Ambrosoli, uscendo intorno a mezzogiorno da Palazzo Marino con l'ex magistrato Gerardo D'Ambrosio. Pure l'ex sindaco Gabriele Albertini, che potrebbe correre per il centrodestra, spera ancora «che voglia rivedere questo suo disegno, sarebbe per la Lombardia, ove vincesse lui, una garanzia di serietà e capacità. Avrebbe dato alla nostra campagna, ove l'avessimo fatta insieme, lo stile di un uomo perbene, molto corretto». E «dispiaciuto» è anche il coordinatore regionale della Lega Matteo Salvini «lo conosco e lo stimo».
Ambrosoli ha lasciato il centrosinistra in panne. Anche ieri sono proseguiti i vertici tra i segretari regionali della coalizione, ma sembra più chiaro chi non sarà il candidato invece che i papabili. Si va a caccia di una figura su cui, come Ambrosoli, possano convergere tutti i partiti. Evitando le primarie (se si andrà al voto a dicembre) o per dare il cartellino rosso, ubi maior, a quanti - da Pippo Civati del Pd alla ginecologa Alessandra Kustermann - si sono autocandidati senza l'appoggio dei partiti. Nelle ultime settimane si è fatto anche il suo nome, ma non avrebbe intenzione di correre il segretario regionale Maurizio Martina. E vengono gestite come boutade i passi avanti dell'Idv Stefano Zamponi, del socialista Pd Roberto Biscardini, che anche ieri ha insistito: «Ho tutte le carte in regola per stare nella competizione».
Trovare un candidato forte, che compatti la coalizione, per non replicare in chiave lombarda la spaccatura del Pd alle primarie nazionali. Proprio oggi, alle 12.30 in piazza Duca D'Aosta e quindi all'ombra del Pirellone, Alessandro Alfieri, Giorgio Gori e Lorenzo Guerini presenteranno la seconda tappa lombarda della campagna di Matteo Renzi. Ma i loro tre nomi sono tra quelli circolati nella sfera renziani per la Lombardia.
Più identikit che nomi. Il centrosinistra, sostiene il leader degli ex popolari del Pd Beppe Fioroni, deve candidare in Lombardia «un esponente cattolico e moderato», che getti un «ponte» con l'elettorato del centrodestra «disilluso da Pdl e Lega». Sarebbe «un grave errore procedere su candidature scontate, tutte interne».

Franco D'Alfonso, assessore della giunta Pisapia e ideologo del movimento «arancione» stronca sia Civati («molto lontano dalla nostra sensibilità») sia il collega-assessore Bruno Tabacci («difficile che possa partecipare alle primarie lombarde se fa anche quelle nazionali»). Tra i possibili spuntano anche il leader della Cgil milanese Onorio Rosati e l'ex sindaco di Brescia Paoloo Corsini.

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