«Gli affari con Daccò li facevo a tavola»

Per il pubblico ministero Laura Pedio, l'asse tra Daccò e Simone permetteva alle lobby della sanità privata di fare il bello e il cattivo tempo in Regione Lombardia, grazie ai rapporti con Roberto Formigoni. Ieri in aula, all'udienza del processo all'ex Governatore, Simone ammette e rivendica il legame di affetto e di affari con Daccò. Ma lo riporta dentro a un alveo di normalità o almeno di legalità, anche se lascia all'amico in galera la scelta se continuare a tacere o spiegare, una volta per tutte, il senso di quelle vacanze in yacht con gli ospiti eccellenti.

«Come vi dividevate gli utili?», gli chiede la Pedio. «Con Daccò c'era un grande rapporto d'amicizia che superava i contratti scritti. Definivamo i nostri rapporti a tavola, da Sadler o da Peck. Daccò teneva la contabilità perché e un ragazzo preciso, e io preciso non lo sono mai stato». I due yacht ormeggiati in Sardegna, spiega, servivano anche a concludere affari. «Pubbliche relazioni?», sintetizza il pm. «Pubbliche relazioni», conviene Simone. Ma non si accontenta, e cerca di spiegare meglio, anche scambiandosi sportellate con il pm. «Anch'io usavo la barca, la usavano anche le mie famiglie. Funzionava così, se uno era da quelle parti chiamava Daccò e gli chiedeva “domani posso prendere la barca, è libera?"». Se anche Formigoni, come è noto, utilizzò i passaggi sulla barca, era insomma uno dei tanti amici, conoscenti, soci e interlocutori d'affari, che godevano dell'ospitalità inesauribile di Daccò. E se Formigoni andò in vacanza per il mondo a spese di Daccò anche in questo era uno dei tanti beneficiari della generosità del lobbista. «Se io ero in zona prendevo il mio motoscafo e andavo a mangiare sulla sua barca perché lì si mangiava bene», dice Simone.

Del tema cruciale del processo, le delibere su misura che la Regione Lombardia avrebbe confezionato per il San Raffaele e la Fondazione Maugeri, Simone mostra di sapere poco. Chiede il pm: Daccò rappresentava il San Raffaele presso la Regione? «Non credo proprio, in quegli anni il San Raffaele aveva fatto nominare un ministro della Salute, Fazio (Ferruccio Fazio, ministro nel quarto governo Berlusconi, ndr ) era un dipendente del San Raffaele, c'era un intero capitolo di spesa dello Stato per il San Raffaele». Ha mai parlato con qualcuno in Regione per la Fondazione Maugeri? «Sì» Con chi? «Con Lucchina (direttore generale della Sanità, ndr ), due o tre volte per un problema specifico. Poi in linea generale di una problematica con il presente Formigoni». E con Nicola Sanese, il segretario generale? «Con Sanese c'era un rapporto spigoloso». Dove avvenivano gli incontri? «Io ho un mio modo di vivere, la Regione mi dà fastidio»: e così gli incontri con lo «spigoloso» Senese avvenivano un po' dove capitava, compreso il festival di Cl a Rimini e persino durante gli esercizi spirituali.

A rendere complicato il processo per le difese, come è noto, c'è più di un elemento: a partire dalle dichiarazioni che in questa stessa aula ha fatto un mese fa il manager della Maugeri, Passerino, siegando che «Daccò ci aprì le porte della Regione».

E se non c'è traccia di contropartite in contanti, c'è quella inverosimile generosità di Daccò nei passaggi in barca. E il pm non molla: a cosa servivano gli yacht a Daccò? «Spero che un giorno lo dichiarerà lui». Questione di punti di vista.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica